TURCHIA_Ibrahim_Gökçek_bassista_Grup_Yorum_continua_sciopero_della_fame
🎥#elettritv💻📲 Anche altri musicisti del gruppo musicale Grup Yorum in Turchia hanno protestato con lo sciopero della fame, sono; Bahar Kurt, Barış Yüksel, İbrahim Gökçek e Ali Aracı.
Accanto a Helin Bolek fino all’ultimo giorno di questa protesta nonviolenta è rimasto il Bassista del Grup Yorum Ibrahim Gökçek, mentre Bahar Kurt e Baris Yüksel hanno terminato lo sciopero della fame dopo 190 giorni.

>> https://www.elettrisonanti.net/2020/04/05/la-cantante-turca-helin-bolek-morta-grup-yorum-accusati-di-terrorismo/

 

Rompi il silenzio la campagna mediatica di solidarieta’ lanciata dal gruppo musicale italiano internazionale Banda Bassotti nato nei cantieri edili di Roma #rompiilsilenzio >> https://www.elettrisonanti.net/2020/04/15/rompi-il-silenzio-sciopero-della-fame-in-italia-per-il-grup-yorum/

 


 

LA LETTERA INVIATA A L”HUMANITE’ – LETTRE D’IBRAHIM GÖKÇEK – Domenica 26 Aprila 2020

Dalla mia camera da letto, in una delle baraccopoli di Istanbul, guardo fuori dalla finestra il giardino. Uscendo, potevo vedere il Bosforo di Istanbul un po’ più lontano. Ma ora sono a letto e peso solo 40 chili. Le gambe non hanno più la forza di trasportare il mio corpo. Al momento, posso solo immaginare il Bosforo.
Sono sul palco, con la cinghia della chitarra attaccata al collo, quella con le stelle che mi piace di più…Di fronte a me, centinaia di migliaia di persone, con i pugni alzati, cantano “Bella Ciao”. La mia mano batte le corde della chitarra come se fosse la migliore del mondo…Le gambe sono forti… Potrei fare avanti e indietro da Istanbul.
Queste due affermazioni sono reali … Entrambe sono mie, sono la nostra realtà. Perché vivo in Turchia e faccio parte di un gruppo che produce musica politica. E così, la mia storia rappresenta la grande storia del mio Paese… Oggi sono passati 310 giorni (adesso diventati 316, ndt) da quando non mangio. Diciamo che “Mi esprimo per fame” o che “Mi hanno tolto il basso e per esprimermi uso il mio corpo come strumento“.
Mi chiamo Ibrahim Gökçek …Per 15 anni ho suonato il basso nel “Grup Yorum”. Il Grup Yorum, creato 35 anni fa da 4 studenti, ha una storia a scacchi come quella della Turchia. Questa storia ci ha portato fino ad oggi ad uno sciopero fino alla morte per potere fare di nuovo concerti.
Una di noi, la mia cara compagna Helin Bölek, è morta il 3 aprile, il 288 ° giorno di sciopero della fame illimitato. Sono io che ho raccolto il testimone. Forse ti chiederai: “Perché i membri di un gruppo musicale fanno uno sciopero della fame fino alla morte? Perché preferiscono un mezzo di lotta tanto spaventoso come lo sciopero della fame illimitato? ”.
La nostra risposta è nella realtà bruciante che ha portato Helin a sacrificare la vita a 28 anni e che mi spinge a dissolvermi ogni giorno di più:
Siamo nati nelle lotte per i diritti e le libertà iniziate in Turchia dal 1980. Abbiamo pubblicato 23 album per riunire cultura popolare e pensiero socialista. 23 album venduti in totale per oltre 2 milioni di copie. Abbiamo cantato i diritti degli oppressi in Anatolia e in tutto il mondo. In questo paese, tutto ciò che vivevano coloro che combattevano per i loro diritti, gli oppositori, coloro che sognavano un paese libero e democratico e anche noi che cantavamo le loro canzoni, vivevamo le stesse cose: eravamo guardati a vista, imprigionati, i nostri concerti erano proibiti, la polizia ha invaso il nostro centro culturale e fracassato i nostri strumenti. E per la prima volta con l’AKP al governo della Turchia, siamo stati inseriti nella lista dei “ricercati terroristi”.
Questo è il motivo per cui oggi ho deciso, anche se ti sembrerà folle, di smettere di mangiare. Perché, nonostante la qualifica che mi è stata data, non mi sento assolutamente di essere un terrorista.
Il motivo per cui siamo stati inseriti in questo “elenco terroristico” è il seguente: nelle nostre canzoni parliamo di minatori costretti a lavorare sotto terra, di lavoratori assassinati da incidenti sul lavoro, di rivoluzionari uccisi sotto tortura, di abitanti dei villaggi il cui ambiente naturale viene distrutto, di intellettuali bruciati, di case distrutte nei quartieri popolari, dell’oppressione del popolo curdo e di quelli che resistono. Parlare di tutto ciò in Turchia è considerato “terrorismo”. Coloro da 30 anni pensano che non è più tempo di socialismo internazionalista e che un’arte come la nostra non abbia pubblico si sbagliano.
Abbiamo tenuto concerti che hanno raccolto il pubblico più vasto nella storia della Turchia e ospitato artisti provenienti anche da fuori della Turchia. Nello stadio Inönü di Istanbul, 55.000 spettatori hanno cantato all’unisono canzoni rivoluzionarie. Dal palco ho accompagnato con la chitarra un coro straordinario formato da 55.000 persone durante l’ultimo dei nostri concerti dal titolo “Turchia indipendente”, con ingresso gratuito: c’era quasi un milione di persone. Per 4 anni consecutivi, abbiamo invitato progressisti e artisti dalla Turchia sul nostro palco. In uno dei nostri concerti, Joan Baez è salita sul palco con una delle chitarre che la polizia ha distrutto nel nostro centro culturale.
Da sempre il Grup Yorum è da sempre stato vittima della repressione in Turchia. Ma dopo la proclamazione dello stato di emergenza dichiarato dall’AKP nel 2016 e la crescente repressione di tutte le categorie, giornalisti, progressisti, accademici, abbiamo capito che ci aspettava una repressione ancora più feroce. Una mattina, al risveglio, abbiamo scoperto che 6 di noi erano stati inseriti nella “lista dei terroristi”. Il mio nome era in questo elenco. Un chitarrista che 5 anni fa aveva partecipato a un concerto che aveva raccolto più di un milione di spettatori era diventato un terrorista ricercato e sulla sua testa era stata posta una taglia. L’AKP al governo, ad ogni crisi, intensifica le sue aggressioni e reprime fasce sempre più numerose della popolazione.
Dopo la pubblicazione di questo elenco, in due anni, il nostro centro culturale ha subito nove attacchi dalla polizia. Quasi tutti i nostri membri sono stati imprigionati e si è arrivati al punto che non ci sono più membri del Grup Yorum. Siamo stati obbligati ad assumere nuovi musicisti per continuare a esibirci nei concerti. Abbiamo dovuto organizzare concerti con i giovani dei nostri cori popolari. Nello stesso tempo, per contrastare gli attacchi, abbiamo rilasciato comunicati stampa e petizioni. Ma tutto ciò non ha fermato la repressione.
Nel febbraio 2019, durante una riunione nel nostro centro culturale, sono stato arrestato e nel maggio 2019, abbiamo iniziato lo sciopero della fame per “fare revocare il divieto dei nostri concerti, fermare le aggressioni al nostro centro culturale, per fare rilasciare tutti i membri incarcerati del nostro gruppo e cancellare i processi avviati contro di loro e perché venissero cancellati i nostri nomi dall’elenco dei terroristi”. Successivamente, con Helin Bölek, abbiamo trasformato la nostra azione in uno sciopero della fame illimitato. Ciò significava che non avremmo rinunciato a questo sciopero della fame fino a quando le nostre richieste non fossero state accettate. Al prezzo, se necessario, della nostra stessa morte.
Durante i nostri processi, Helin e io fummo rilasciati, ma nonostante il diffondersi del sostegno popolare, di quello di artisti e di membri del Parlamento, il governo si è rifiutato di ascoltare le nostre richieste. Helin ai parlamentari che la visitarono disse: “Se ci prometteranno di permetterci di fare un concerto, interromperò lo sciopero della fame illimitato”. Ma anche questa promessa ci è stata negata. Di più: il governo ci ha impedito di organizzare il suo funerale secondo i desideri di Helin. Helin riposa in un cimitero di Istanbul, coperta da un lenzuolo bianco.
Ora la stanza accanto alla mia è vuota, quanto a me, che da qualche tempo vivo dentro un letto, non so come finirà il mio viaggio. La battaglia che si sta impegnando nel mio corpo si concluderà con la morte? Oppure con la vittoria della vita?
Quel che so con maggior forza in questa lotta, è che, fino alla soddisfazione delle nostre rivendicazioni, mi aggrapperò alla vita anche in questo cammino verso la morte.
Ibrahim Gökçek

Traduzione a cura di Comune-info.net >> https://comune-info.net/la-lettera-di-ibrahim-gokcek/
>> https://www.humanite.fr/turquie-hier-guitariste-aujourdhui-je-suis-devenu-terroriste-la-lettre-dibrahim-gokcek-en-greve-de

>> https://www.elettrisonanti.net/2020/04/15/rompi-il-silenzio-sciopero-della-fame-in-italia-per-il-grup-yorum


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The letter from İbrahim Gökçek is in the French L’Humanité newspaper. #IbrahimGokcekMustLive

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Roma, 7 aprile 2020, Nena News – Helin Bolek e Mustafa Koçak, due prigionieri politici e un’unica lotta, sono i volti di quanto avviene nelle carceri turche, prima e dopo l’emergenza coronavirus.
Due storie che da sole svelano l’utilizzo che della crisi il governo dell’Akp sta compiendo per quella che può essere definita una punizione di massa.
Helin è morta lo scorso venerdì di sciopero della fame, Mustafa è vivo ma rimane confinato in una cella di Smirne tentando inutilmente di denunciare i cinque giorni di torture a cui è stato sottoposto nell’ospedale della prigione.
Entrambi chiedevano lo stesso, la fine delle misure di repressione con cui Ankara ha provato a rendere invisibili il loro gruppo musicale marxista, Grup Yorum, nato nel 1985 e con 23 album alle spalle.
Dal 2016 gli è vietato esibirsi in pubblico, i suoi musicisti sono stati più volte aggrediti, sette di loro sono tuttora detenuti, il loro centro culturale a Istanbul perquisito con violenza dieci volte negli ultimi due anni.
Per questo, insieme a un altro membro del gruppo, Ibrahim Gokcek, hanno lanciato uno sciopero della fame. Ridotta a uno scheletro dopo 288 giorni, Helin è morta. Mustafa non mangia da 254, pesa 33 chili. È in queste condizioni che è stato torturato, brutalmente.

Di loro si è a lungo parlato nell’evento su Zoom organizzato ieri da Giuristi democratici, Camere penali e Antigone e moderato da Barbara Spinelli a cui hanno preso parte avvocati turchi.

Tra loro Didem Baydar Unsal di Haikin Hukuk Burosu (Studio legale del Popolo) e avvocata di Helin Bolek: «In Turchia – denuncia – le misure prese non raggiungono lo scopo, sono insufficienti: i detenuti in carceri sovraffollate non vengono considerate persone a rischio. Sono in corso scioperi della fame “fino alla morte” per difendere i diritti fondamentali, Helin Bolek ha perso la vita per la sua lotta. Siamo arrabbiati: le rivendicazioni dei nostri assistiti erano legittime e di facile applicazione ma non sono state ascoltate. Le persone attualmente in sciopero della fame hanno sistemi immunitari indeboliti e quindi sono più a rischio di essere contagiate dal virus».
«Le guardie carcerarie fanno avanti e indietro e non è possibile sapere se i materiali che entrano in carcere siano sterilizzati né se le persone che distribuiscono il cibo siano malati o meno – continua – Ai detenuti non vengono date mascherine, guanti o disinfettante. Il caso di Mustafa è illuminante: ha denunciato le torture ma non possiamo incontrarlo».
A scioperare sono anche gli avvocati, Aytac Unsal e Abru Timtik, vittime come i loro assistiti. Dal luglio 2016 al febbraio 2020, scrive in un rapporto il Consiglio nazionale forense, in Turchia sono stati arrestati 605 avvocati, 345 le condanne per un totale di 2.145 anni di prigione.
«Nelle carceri l’unica iniziativa è stata proibire alle famiglie di incontrare i detenuti – spiega Ayse Acinikli, dell’Associazione degli Avvocati per la Libertà (Ohd) – Gli avvocati possono parlarci solo divisi da un vetro e con un telefono. Arrivano notizie di persone con la febbre alta e a Mardin una persona è risultata positiva. Il governo fa molta propaganda sull’indulto ma ha separato i detenuti in due gruppi: oppositori ed esseri umani. Gli sconti di pena non riguardano i detenuti politici, nemmeno quelli malati. Parliamo di circa 30mila persone, sebbene non ci siano dati precisi. Prima, al detenuto politico veniva riconosciuto uno sconto di un quarto della pena in automatico, in assenza di violazioni; ora con i nuovi provvedimenti sarà una commissione interna al carcere a decidere caso per caso».
«A Imrali per Ocalan non è cambiato nulla – interviene Ibrahim Bilnez, legale del leader del Pkk – Ma l’isolamento non è una protezione dal Covid visto che i dipendenti del carcere si spostano. Questa epidemia avrebbe potuto rappresentare un’occasione verso la pace, un’altra occasione persa». Nena News Agenzia Stampa Vicino Oriente

I due membri del marxista Grup Yorum in sciopero della fame: Bolek è morta, Kocac denuncia le torture. Gli avvocati, anche loro presi di mira dal governo: «Nelle carceri nessuna misura contro i contagi»

di Chiara Cruciati il Manifesto quotidiano comunista

>> http://nena-news.it/turchia-helin-e-mustafa-volti-della-lotta-dei-prigionieri-turchi

Mustafa Koçak [FOTO sotto] e’ in sciopero della fame, pesa 33 chili. Prigioniero politico, condannato all’ergastolo il 3 luglio 2019 inizia lo sciopero della fame a oltranza. E’rinchiuso nel carcere di isolamento di tipo F di Sakran, vicino a Smirne in Turchia.
>> http://www.linterferenza.info/attpol/calvario-del-prigioniero-politico-turco-mustafa-kocak/

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