Storia_dei _tv_lumière_sui_luoghi_della_memoria_eccidio_nazifascista_calvi_dell_umbria
🎥#elettritv💻📲 I Tv Lumière hanno raccontato la loro storia musicale nel comune di Calvi dell’Umbria, luogo dove sono nati artisticamente e dove qualcuno di loro ancora abita. Una storia che ci riconduce all’onda del sottosuolo della new wave e del post-punk rock anni 80, che nel triangolo Firenze-Bologna-Perugia aveva generato un filone musicale a cui si sono ispirati fin dalla nascita The Clown Sadness, gruppo musicale nato per volonta’ dei Fratelli Federico Persichini e Ferruccio Persichini nel 1995, con all’attivo due album The first seven tears e Décadence, con il quale hanno avuto diverse esperienze nel centro italia, al Rockalvi Festival, il 1999 e il 2000 e’ stato un periodo di gestazione tra Roma e Terni nel 2001 hanno cambiato nome in Tv Lumière. Nell’anteprima rilasciata ad ELETT.RI.TV nei vicoli e le scalette del centro storico di Calvi dell’Umbria, i fratelli Persichini hanno svelato la loro prima sala prove, un tempo osteria, la casa del primo batterista Giuseppe Racanicchi e i luoghi del cuore dove hanno tratto ispirazione per molte loro canzoni, una passeggiata che ha toccato la Piazzetta dei Martiri dove sono ricordati i civili fucilati pubblicamente dai militari nazisti su indicazione di delatori fascisti locali, per poi proseguire la passeggiata fino all’incontro con Vittorio Bettini, uno dei primi chitarristi elettrici dell’antico libero comune medioevale tra le pendici del Monte S. Pancrazio e i terrazzi fluviali del Tevere, ex barbiere del paese ha raccontato aneddoti della sua storia musicale iniziata negli anni 60, e di aver improvvisato recentemente musica con Federico Persichini estimatore del suo vecchio amplificatore Binson fine anni 50 e della sua chitarra elettrica vintage anni 60. Vittorio Bettini all’eta’ di 12 anni e’ stato anche testimone diretto della strage impunita, avvenuta durante il rastrellamento nazifascista operazione “Osterei” (Uova di Pasqua), perquisito nella sua casa dalle SS naziste occupanti dopo l’operazione Achse, il giorno dell’arresto di circa un centinaio di civili compaesani avvenuto il 12 aprile 1944, in base ad una lista 12 persone furono trattenute ed interrogate tutta la notte nella caserma degli ex Carabinieri reali occupata dalla GNR Guardia Nazionale Repubblicana (Repubblica di Salo’ non riconosciuta dal diritto internazionale) da Giunio Faustini ex comandante del GNR di Terni e i militi fascisti Proietti Bruno e Vittorio Faustini paracadutista figlio di Giunio Faustini, la mattina del 13 aprile 1944 pubblicamente vennero fucilati da militari nazisti in una piazzetta a Calvi dell’Umbria, oggi Piazzetta dei Martiri, 12 civili tra i quali due ragazzi di 16 e 17 anni fatti salire su degli oggetti per essere trafitti con sicurezza dalle raffiche di mitra del plotone di esecuzione, 1 persona fu’ uccisa nei pressi del centro storico, 3 civili furono fucilati a S.M. Maddalena frazione di Calvi dell’Umbria [FOTO], una tragedia che Vittorio Bettini ha vissuto direttamente subito dopo l’orrore della fucilazione quando e’ arrivato sul posto vedendo il sangue scorrere per le vie del paese, testimonianza che ha raccontato spontaneamente durante l’anteprima, per poi successivamente accogliere ELETT.RI.TV e i Tv Lumière nella sua casa, dove ha suonato un brano con la sua chitarra elettrica, Bettini ha raccontato altre vicende legate all’eccidio – [VIDEO] – e i luoghi minati fatti esplodere dai nazisti durante la ritirata da Calvi dell’Umbria, con l’augurio che venga fatta giustizia storica, ELETT.RI.TV ha lanciato un appello alla magistratura per la ricostruzione dei fatti storici e l’individuazione dei responsabili della strage impunita, inchiesta gia’ archiviata dalla magistratura per prescrizione dopo l’apertura dell’Armadio della vergogna nel 1994, confluita nella Commissione parlamentare sulle cause dell’occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti “2003-2006” che avrebbe dovuto accertare i responsabili, rimasta negli abbissi burocratici sicuramente per cavilli legati ad ideologismi politici reazionari. La Convenzione ONU sulla non applicabilità delle prescrizioni ai crimini di guerra e ai crimini contro l’umanità (1968) [^] – Non-Applicability of Statutory Limitations – e la Convenzione europea sull’imprescrittibilità dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra (1974) – Consiglio d’Europa 47 Stati – [^] [^] hanno stabilito che la prescrizione non e’ applicabile per i crimini contro l’umanita’, come avvenuto per i processi per la strage di Monte Sole, di Sant’Anna di Stazzema, Cervarolo, Nozzano. [^] Storia_dei_tv_lumière_sui_luoghi_della_memoria_eccidio_calvi_dell_umbria_monumento_monte_san_pancrazio_panorama_valle_aia_conca_ternana_umbria
Con il gruppo musicale al completo i Tv Lumière hanno raggiunto i sentieri che da poco sotto la cima del Monte San Pancrazio attraversano la loc. Pianemonte fino al monumento dedicato ai combattenti Partigiani, sentieri comunali carrabili che nel comune di Calvi dell’Umbria non possono piu’ essere percorsi dai diversamente abili, perche’ come hanno ricordato i Tv Lumière e Vittorio Bettini, in passato chiusi volontariamente con la scusa dei furti di bestiame e del disturbo agli animali da pascolo. Una passeggiata tra i comuni di Calvi dell’Umbria, Narni, Otricoli e Vasciano frazione del comune di Stroncone dove i Tv Lumière hanno suonato due canzoni, Ipotesi di Ritirata canzone scritta da loro e The Partisan canzone internazionale a cui hanno aggiunto una strofa in italiano, dedicata ai Partigiani morti in combattimento sul Monte San Pancrazio – Monte Cosce durante il rastrellamento nazifascista, operazione “Osterei” 12-13.04.1944 effettuato dai nazisti e la GNR fascista, comando supremo del sud feldmaresciallo Albert Kesserling Bunker Soratte, dove ribelli partigiani della Banda Strale autonoma, riuscirono a sganciarsi, mentre i partigiani del battaglione “*Giovanni Manni” parte della Brigata Garibaldi “Antonio Gramsci” affrontarono il combattimento per difendere i compagni, descritto nel monumento eretto il 25 aprile del 1975, che riporta la seguente dedica: «all’alba del 12 aprile 1944 il btg. G. Manni della brig. A. Gramsci operante nel quadrilatero Terni, Narni, Calvi, Stroncone di primaria importanza strategica venne accerchiato da ingenti forze nazi-fasciste alcuni giovani partigiani nell’estremo riuscito tentativo di salvare i compagni dalla strage sfidarono da soli il nemico. A viso alto affrontarono fino al sacrificio nel combattimento la mitraglia del tedesco invasore» Persero la vita 8 volontari combattenti partigiani, che Federico Persichini ha ricordato durante la passeggiata leggendo tutti i loro nomi e gli eventi. Con lo sfondo del panorama sulla conca ternana dove il torrente dell’Aia umbra confluisce nel Nera, i Tv Lumière hanno raccontato la loro storia introdotta da Federico Persichini cantante e chitarrista della band, che ha aperto l’intervista, subito dopo ha preso la parola Ferruccio Persichini chitarrista, ed autore dei brani e degli arrangiamenti insieme agli altri Tv Lumière, ha detto che il gruppo musicale e’ nato per comporre musica sperimentale che nel tempo ha sfociato sempre piu’ nel cantautorato, poi Yuri Rosi batterista storico che suona con i Tv Lumière fin dall’inizio, oramai pilastro integrante, ha contribuito agli incastri dei groove delle canzoni dei Tv Lumière caratterizzandone l’inconfondibile sound, abita a Chiorano localita’ nel comune di Magliano Sabina, ed e’ nipote di Pancrazio Rosi primo sindaco comunista di Magliano della storia repubblicana e figlio di Ettorino Rosi anch’esso sindaco comunista negli anni 70. La nuova entrata l’eclettica ribelle polistrumentista, Marta Paccara, ha subito svelato le sue origini, del comune di Sangemini, riconoscibile dalle inquadrature video del panorma a nord-ovest del Monte S.Pancrazio, Marta si trova molto bene con i Tv Lumière dove riesce ad a esprimere le proprie emozioni fuori dagli schemi attraverso la musica, inizialmente suonava le tastiere, poi e’ passata al basso elettrico, sostituendo il sostituto della storica affascinante bassista e vocalist dei Tv Lumière Irene Antonelli gia’ chitarrista cantante delle Misty, compagna per molto tempo di Chino Persichini, originaria di Magliano Sabina dove hanno vissuto nel centro storico. Federico ha poi ricordato che con The Clown Sadness il loro primo gruppo, ha suonato il bassista “Sballone” Roberto Frezza insieme a Yuri Rosi alla batteria e Ferruccio Persichini alla chitarra, il genere era new wave roccheggiante, dove Federico era solito mandare in distorsione la chitarra elettrica con un archetto da violoncello, suoni sperimentali distorti e profondi in elettrodistorsione mai disarmonici noise-rock-dark psycho-post-punk “unico” passato ai Tv Lumiere, a cui – come hanno ricordato nell’intervista – si sono ispirati anche altri gruppi musicali in italia. I modelli di riferimento dei Tv Lumière sono stati i Swans, Sonic Youth, i CSI Consorsio suonatori indipendenti, i Diaframma e gli Ulan Bator con cui hanno collaborato e prodotto due dischi, la canzone i Gatti – hanno detto nell’anteprima – e’ nata nel 2005 in collaborazione con Amaury Cambuza fodatore degli Ulan Bator, A Berlino invece la prima canzone dei Tv Lumière, quattro i loro dischi ufficiali, i loro tour hanno toccato quasi tutte le regioni italiane e molte citta’ estere, molto apprezzati per l’originalita’ e la profondita’ dei brani, storie e relazioni d’amore hanno epiloghi particolari, Ferruccio ha poi sottolineato il connubbio tra sentimento e psichedelia, definedo il loro genere post-rock sperimentale oscuro. Nelle conclusioni hanno ribadito la determinazione nel tempo a non snaturare la loro identita’ artistica, rifiutando la banalita’ del mondo commerciale, non nascondendo che avrebbero potuto avere l’opportunita’ di diventare piu’ famosi e fare piu’ successo con le canzoni che hanno cestinato. Con un caro saluto a tutti gli amici a nome della band, chiude lo spazio video di ELETT.RI.TV sui luoghi della memoria, Yuri Rosi che dice; ci rivedremo presto sul Monte S.Pancrazio, evviva i Partigiani!!

>> http://www.elettrisonanti.net/tag/tv-lumiere/


Rastrellamento operazione “Osterei” (Uova di Pasqua) Data: 12 – 15 aprile 1944 – Area: Comuni di Calvi dell’Umbria, Terni, Narni, Otricoli, Stroncone, Configni, Vacone, Torri in Sabina, Montebuono – Area geografica: Monte Cosce – Monte S.Pancrazio (Lazio/Umbria) – Tipo: operazione di rastrellamento Comando: Armeeoberkommando 14 Truppe: II./Brandenburg 3; I./SS-Polizei-Regiment 20; Alarmeinheiten della Platzkommandantur, Perdite: a) 1 ferito; b) 38 morti (~ 30 civili o partigiani non combattenti), 42 prigionieri, bottino Fonte: BA-MA, RH 20-14/33 (con carta); /106, Ic-M 15/04/44; BA, R 70 Italien/26; /27; GTB, vol. 10, 12.04.44; Lazzero, Il sacco, p. 267;
Comando supremo del sud feldmaresciallo Albert Kesserling, Bunker Soratte.

 

Procura generale militare della Repubblica presso la Corte militare di appello. Il procuratore generale, Vindicio Bonagura.
Fascicolo RG 871. Procedimento penale n. 2109/94 A carico di: Faustini Giunio, Faustini Vittorio, Proietti Bruno ed ignoti militari tedeschi, Sottoposto ad indagine per: concorso in violenza con omicidio continuato Parte lesa: Salvati Domenico ed altri. Documenti 49/15 9/11
>> http://leg14.camera.it/_bicamerali/crimini nazifascisti
>> https://www.camera.it/leg18/1132?shadow_primapagina=12195

Civili Uccisi a Calvi dell’Umbria

«Qui il 13 aprile 1944 furono trucidati dalle SS tedesche istigate dai delatori fascisti.
Il comune per unanime volontà di popolo ne tramanda ai posteri i nomi ricordando quanto sangue costò la libertà».

Elenco delle vittime decedute:
1. Carofei Lorenzo, nato a Calvi dell’Umbria il 23/10/1885 e ivi residente, coniugato, agricoltore.
2. Fabbri Fabrizio, nato a Calvi dell’Umbria il 23/07/1902 e ivi residente nella frazione di Santa Maria in Neve, coniugato, agricoltore.
3. Guglielmi Adolfo, nato a Calvi dell’Umbria il 16/12/1896 e ivi residente, coniugato, albergatore.
4. Guglielmi Emilio, nato a Calvi dell’Umbria il 23/02/1900 e ivi residente, coniugato, autista. Carabiniere sbandato legato ai partigiani.
5. Guglielmi Ernesto, nato a Calvi dell’Umbria il 20/03/1927 e ivi residente, studente.
6. Guglielmi Genesio, nato a Calvi dell’Umbria il 12/01/1928 e ivi residente, studente.
7. Guglielmi Igino, nato a Calvi dell’Umbria il 04/07/1912 e ivi residente, coniugato, autista.
8. Lieto Antonio, nato a Casapulla (CE), il 25/08/1924 e ivi residente. Sbandato.
9. Londei Olindo, nato a Senigallia (AN), il 09/08/1924,residente a Cottanello (RI). Sbandato.
10. Montecaggi Liberato, nato a Calvi dell’Umbria il 04/09/1887 e ivi residente, barbiere. Antifascista.
11. Pettorossi Angelo, nato a Calvi dell’Umbria il 14/11/1916 e ivi residente, agricoltore.
12. Pielicé Pacifico, nato a Montebuono (RI) il 17/10/1909 e iviresidente in frazione Santa Maria Maddalena, coniugato, agricoltore.
13. Ranucci Mario, nato a Greccio (RI) il 27/08/1925, ivi residente, operaio. Sbandato.
14. Salvati Domenico, nato a Rossano Calabro (CZ) l’08/01/1905, residente a Calvi dell’Umbria, medico condotto.
15. Sernicola Ernesto, nato a Calvi dell’Umbria il 13/04/1902, residente nella frazione di Santa Maria Maddalena, coniugato, agricoltore.

Partigiani Uccisi in Battaglia


«all’alba del 12 aprile 1944 il btg. G. Manni della brig. A. Gramsci operante nel quadrilatero Terni Narni Calvi Stroncone di primaria importanza strategica venne accerchiato da ingenti forze nazi-fasciste alcuni giovani partigiani nell’estremo riuscito tentativo di salvare i compagni dalla strage sfidarono da soli il nemico. A viso alto affrontarono fino al sacrificio nel combattimento la mitraglia del tedesco invasore».

Storia_dei_tv_lumière_monumento_ai_partigiani_monte_san_pancrazio_eccidio_nazifascista_1944

1. Bettini Umberto, 27 anni, di Narni.
2. Blacket George, statunitense di Philadelphia.
3. Cecchetti Vincenzo, di San Rocco di Terni.
4. Fossatelli Alvise,di Terni.
5. Mauri Vincenzo, 17 anni, di Narni.
6. Ostili Luigi, di Greccio (RI).
7. Poggetti Terzilio di Otricoli (TR).
8. Schiavello (o Schiavelli) Antonio di Reggio Calabria.

Ville di Vasciano comune di Stroncone 9. maggio 1944.
1. Bianconi Gario, nato a Terni nel 1924 e ivi residente, celibe, partigiano btg. Manni della brigata garibaldina “Antonio Gramsci”
2. Bianchini Virgilio, nato a Roma nel 1923 e ivi residente, celibe, partigiano btg. Manni della brigata garibaldina “Antonio Gramsci” (Militi fascisti della GNR di Narni, oltraggiarono, sfregiando, il cadavere) [^] Lapide in memoria a Casal Bertone Roma [^]

Atlante delle stragi Nazifasciste
>> http://www.straginazifasciste.it/CALVI DELL’UMBRIA 12-13.04.1944
>> www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/CALVI%20DELL_UMBRIA%2012-13.04.1944.pdf
Angelo Bitti ricercatore in Scienze storiche all’Università della Tuscia, coordinatore per l’Umbria dell’Atlante delle stragi nazifasciste – Isuc ( rete degli Istituti Insmli, Parri – ANPI )
“Calvi dell’Umbria, strage impunita”
>> http://www.albertostramaccioni.it/2005/calvi-dell-umbria-strage-impunita

IL RACCONTO DEI TESTIMONI

Malio Leonardi e Giuseppe Leonardi, raccontano la fucilazione dei civili durante il rastrellamento nazifascista operazione “Osterei” (Uova di Pasqua) il 12 aprile 1944 a Santa Maria Maddalena frazione del comune di Calvi dell’Umbria, dove 3 persone Angelo Pettirrossi, Sernicola Ernesto e Pielice’ Pacifico sono stati colpiti a morte a colpi di arma da fuoco mentre cercavano la salvezza verso la montagna, altre 2 persone Attanasio Leonardi e Acquapendente Emiliano sono riusciti a salvarsi dai colpi di arma da fuoco sparati dai nazisti in un avvallamento del sentiero. Malio Leonardi e Giuseppe Leonardi sono stati testimoni anche delle case con persone civili all’interno, tra cui bambini e ragazzi, date alle fiamme dalle SS naziste su indicazione di delatori fascisti.
Florindo Fioretti ricorda la fucilazione del contadino Peloni e dei sui animali nei pressi del guado del torrente Campana, a Fianello frazione del comune di Montebuono, dopo essere stato costretto a trasportare con la “Traja” la slitta di legno trainata dagli animali gli armamenti dei nazisti in ritirata dal comune di Collevecchio attraverso la strada comunale Costa dei Zoppi in direzione di Calvi dell’Umbria.
Nel comune di Collevecchio nella zona di via Corlando nella valle dell’Aia presso il casale colonico dove risiedevano i contadini detti Padovani/Friulani, durante le fasi precedenti all’operazioni di ritirata delle truppe naziste ci fu un tentativo di stupro da parte di un militare tedesco di una donna, sventato coraggiosamente dal compagno difendendo la moglie, il corpo senza vita del nazista venne trovato in una cavita’ nel tufo in localita’ Torretta area archeologica Toccia-Grappignano-Poggio Sommavilla non lontano del Tevere.

Le note musicali dell’organetto di Luca Grimani e della fisarmonica Bruno Grimani introducono il racconto di Nevio Grimani, ricordi nei luoghi vissuti da bambino durante la resistenza al nazifascismo, nella valle Campana tra Cicignano frazione del comune di Collevecchio, vocabolo Striano nel comune di Calvi dell’Umbria, vocabolo Castellano-Colle Sala nel comune di Magliano Sabina e i piani del Tevere a Borghetto frazione del comune di Civita Castellana, nell’area geografica compresa tra la valle del Tevere e il Monte S.Pancrazio-Monte Cosce, nel contesto piu’ ampio dell’occupazione militare nazifascista e della resistenza partigiana appenninica del centro Italia tra Lazio e Umbria e il fronte tirrenico, nodo di primaria importanza per le arterie di comunicazione ferroviarie tra il nord e il sud Italia.

Alfredo Petrini, nato nel 1933 sfollato dal Comune di Narni con la storica famiglia antifascista a Poggio di Otricoli frazione del comune di Otricoli, tra i terrazzi fluviali del Tevere e Monte S.Pancrazio in Umbria, ribelle testimone della resistenza partigiana a Poggio di Otricoli, membro dell’ Associazione Nazionale Partigiani d’Italia – ANPI sezione di Narni, ha raccontato quando nel Febbraio 1944 era insieme ai Partigiani Costorella Orazio e Gaetano Di Blasi, siciliani, Carlini Mario di Narni e Barabba Giovanni (ex paracadutista sospettato di essere una spia fascista) nella frazione di Poggio di Otricoli sopraggiunse il postale Terni-Narni-Calvi dell’Umbria dove all’interno presumibilmente era presente Faustini Giunio fascista comandante della GNR fascista sfollato dal 1942 a Calvi dell’Umbria, tratto in arresto dai Partigiani per essere passato alle armi e’ stato rilasciato per imposizione del Barabba. A Febbraio 1944 la GNR fascista di Terni circondo’ e perquisi’ con i mitra puntati, la casa dove Alfredo Petrini e la sua famiglia di antifascisti erano sfollati. Nei giorni successivi Alfredo Petrini si rese partecipe di un atto di resistenza in prima persona quando incontro’ un partigiano, sicuramente Edmondo Marinelli un comandante del Btg. “Giovanni Manni” che ripiegava dai fascisti della GNR di Terni che circondavano il centro storico di Poggio di Otricoli, il partigiano chiese ad Alfredo di non dire la direzione dove andava, ma di dire a fascisti un altra strada, se glie lo avessero chiesto, all’arrivo dei fascisti Alfredo Petrini indico’ un altra strada. Gimmo Lionelli e’ invece il partigiano che accoglieva ed esaminava i ragazzi che intendevano andare sul Monte S.Pancrazio – Monte Cosce a combattere la resistenza.
Alfredo Petrini ha raccontato anche l’episodio del fascista in bicicletta, quando a Poggio di Otricoli sulla curva della strada Calvi dell’Umbria – Narni il partigiano Elio Gentili di Nera Montoro, comandante della Banda Strale autonoma, fermo’ un fascista lo prese, lo riempi di botte, lo rimise seduto sulla sella della bicicletta, gli dette una spinta di partenza dicendogli: “Vai a Narni e racconta tutto a quei testa di cazzo dei tuoi camerati”.
Il 15 Febbraio 1944 Egisto Bartolucci comandante partigiano del battaglione “Giovanni Manni” delle Brigate Garibaldi, riceve notizia di un imminente rastrellamento che i fascisti intendevano effettuare a Poggio di Otricoli, per ripulire la zona dai “ribelli” e per operare una requisizione di generi alimentari, i fascisti arrivarono il giorno successivo, i partigiani affrontano lo scontro che e’ terminato con il ripiegamento dei fascisti e degli stessi partigiani, i quali lasciarono Poggio di Otricoli ritirandosi sul Monte S.Pancrazio. Nel centro storico di Poggio di Otricoli, accerchiato dalla GNR fascista e dai nazisti – come ha raccontato Alfredo Petrini – rimangono Orazio Costorella, Barabba e Gaetano di Blasi gravemente ferito alla gola da un colpo di rimbalso il pomeriggio del 16 Febbraio 1944 mentre affrontava in prima persona l’occupante nazifascista per coprire e favorire la fuga dei compagni, rimasero feriti da piombo sparato dai fascisti anche dei civili, Valentino Chiari, Osvaldo Lionelli e Ampelio Cabiati sfollato da Terni che stava recandosi al lavoro. [^] [^] Gaetano di Blasi rimane ospite della famiglia Petrucci Lorenzo, la sua giovane vita e’ infranta alle ore 22:00 circa, Costorella Orazio dopo aver vegliato sul compagno morente, attardo’ la fuga e insieme a Barabba Giovanni furono scoperti durante un rastrellamento il mattino seguente, il 17 Febbraio 1944 Orazio Costorella interrogato pubblicamente, davanti alla popolazione obbligata ad assistere per avere informazioni sul nascondiglio dei suoi compagni partigiani del Battaglione Manni della Brigata “A.Gramsci” Garibaldi, rimase in silenzio, sapendo che tutto ciò gli sarebbe costatata la vita, aveva compiuto venti anni il giorno prima, fu ucciso pubblicamente con sei colpi di rivoltella in bocca di cui uno alla testa sparati sicuramente da un fascista della GNR di Terni, una volta a terra infierirono sul suo cadavere, come monito alla popolazione per evitare l’ospitalita’ che in genere davano ai partigiani, mentre Giovanni Barabba sembra resosi disponibile ai fascisti non fu ucciso, portato via non si ebbe piu’ notizia. La sera tutti gli uomini furono costretti a presentarsi in piazza davanti ai gerarchi fascisti, alcuni vennero malmenati e chi aveva le scarpe buone gli furono sequestrate. Le scarpe era un genere agognato quanto i prosciutti. L’elenco era stato stilato con ogni probabilità da Matticari Natale, membro della Milizia repubblichina fascista, fratello di Lorenzo, segretario del Fascio di Poggio di Otricoli. Vennero portati nelle carceri di Terni dove le persone arrestate subirono violenze e torture tanto che uno di loro, il mulattiere Marco Di Rocco rimase per una settimana tra la vita e la morte, e c’è chi si ricorda che dalle carceri i familiari di “Fiocco” riportavano indietro i panni insanguinati. [^] [^]
La Piazzetta dei Martiri a Poggio di Otricoli e’ stata intitolata a Gaetano di Blasi e Orazio Cottorella, da dove si puo’ammirare un bellissimo panorama sulla valle del Tevere con lo sfondo la dorsale tiberina ceno-mesozoica del Soratte e dei vulcani pleistocenici oggi Laghi parte dei Monti Sabatini e Cimini.

In occasione del 25 aprile 2006, 61° anniversario della Liberazione, il 13/04/2006 ad Orazio Cottorella nato il 16 Febbraio 1924 e’ stata riconosciuta la Medaglia d’Oro al Merito Civile alla memoria, grazie alle incessanti ricerche di Alfredo Petrini che attraverso internet ha rintracciato la sua origine contattando il comune di Misterbianco in Sicilia, comunicando ai famigliari la testimonianza dei fatti e il luogo di sepoltura, nella cappella dei Garibaldini nel cimitero di Terni.
A Gaetano di Blasi nome di battaglia “Aldo” nato a Calatafimi il 20 gennaio del 1923 subito dopo la liberazione gli e’ stata riconosciuta la Medaglia d’Argento al Valore Militare alla memoria.

Il 17 Febbraio 2021 giorno della commerazione dei partigiani Orazio Costorella e Gaetano di Balsi, con il pretesto delle misure repressive adottate dal governo per fronteggiare la pandemia influenzale Sar-Cov2 Covid19, nonostante le pressioni dell’Anpi, le istituzioni del comune di Otricoli amministrate dal sindaco Antonio Liberati hanno rilasciato il seguente comunicato sul sito ufficiale: “Causa COVID quest’anno non è stato possibile recarsi presso il monumento dedicato ai partigiani ORAZIO COSTARELLA e GAETANO DI BLASI per la consueta commemorazione.”

*Giovanni Manni operaio comunista accoltellato ventenne nel 1921 da un fascista sepolto a Terni. Operai antifascisti e partigiani a terni, pag 372
Non qui sotto/questa nera zolla/dovevi finire la tua gioventu/straziata da ferro omicida/

ANPI TERNI conferenza 13 Aprile 2021 – 77° anniversario della strage di Calvi dell’Umbria [VIDEO]

Lo storico Angelo Bitti racconta allo Speco di Narni l’eccidio nazifascista durante il rastrellamento operazione “Osterei” 12 -15 Aprile 1944 nell’area geografica del Monte San Pancrazio – Monte Cosce, subappennino a ridosso della valle del Tevere tra Lazio e Umbria dove vennero trucidate dai nazifascisti 38 persone.
Lo Speco che si trova a Sant’Urbano frazione del comune di Narni, il 12 Aprile 1944 fu minato dai nazifascisti e per rappresaglia vennero presi 8 ostaggi civili per essere fucilati, si evito’ la strage per l’intervento del frate Placido Santucci, mentre una parete dell’edificio fu’ fatta esplodere.

La testimonianza di Elvira Mazzocchi, Maria Mazzocchi e del comandante del btg «G. Manni», vice comandante della brigata garibaldina «A. Gramsci» Gildo Bartolucci, dell’uccisione dei partigiani Gario Bianconi e Virgilio Bianchini oltraggiato con arma da taglio a Vasciano frazione del comune di Stroncone il 6 Maggio 1944 da parte dei fascisti della GNR di Narni. Nell’Aprile 1949 vennero processati i fascisti della GNR Riccardo Serafini, Franco Forti, Adolfo Mainardi e Cesare Ubaldi. Quest’ultimo fu ritenuto colpevole delle sevizie perpetrate contro Virgilio Bianchini con molteplici colpi di pugnale,(o di Baionetta) e condannato per omicidio a tredici anni e sei mesi di carcere mentre gli altri usufruirono dell’ammistia. ASC, Corte d’Assise d’Appello di Perugia, Procedimenti penali, b. 25, f. 184, udienza 11 aprile 1949, procedimenti contro Ubaldi Cesare e altri

Angelo Bitti ricercatore in Scienze storiche all’Università della Tuscia, coordinatore per l’Umbria dell’Atlante delle stragi nazifasciste – Isuc ( rete degli Istituti Insmli, Parri – ANPI ) racconta la storia di Jolanda Dobrilla interprete della Wehrmacht l’esercito nazista, rifugiata a Lugnola frazione del comune di Configni, tra Lazio e Umbria, dove si trovava durante il rastrellamento nazifascista operazione Osterei nel 1944.

Lugnola e’ il paese dove per molto tempo ha abitato il cantante e chitarrista dei TV Lumière Federico Persichini insieme a Chiara Ponsanesi e Nicolò Persichini

Maristella Marinelli nasce ad Otricoli nel 1933 ha lavorato alle Poste e dopo la pensione si e’ dedicata alle arti, la pittura, la recitazione e la poesia, e’ la sorella di Edmondo Marinelli comandante partigiano del battaglione “Giovanni Manni” della Brigata garibaldina “Antonio Gramsci” di Terni, durante la resistenza e la liberazione dal nazifascismo 1943-1945. A due anni e mezzo Maristella si trasferisce a Gualdo frazione del comune di Narni con la storica famiglia socialista, antifascista, a pochi chilometri da Otricoli nella valle del Tevere, dove gestivano una bottega di falegnameria, a Gualdo di Narni il padre Bernardino Marinelli aveva vinto un concorso da titolare dipendente all’Ufficio Postale. Dopo l’armistizio dell’ 8 settembre 1943 i nazisti e i fascisti locali occupano militarmente Gualdo frazione del comune di Narni instaurando in una villa un comando della Wehrmacht, racconta Maristella Marinelli, la piazza del paese di sera veniva usata come autorimessa per i mezzi militari che rifornivano i tedeschi nel centro italia con materiali stipati in un magazzino occupato a Gualdo. Ad uno di questi camion militari della Wermacht una notte venne presa per gioco da due ragazzini una cassetta con degli attrezzi, questo gesto venne interpretato come atto di sabotaggio dai nazifascisti che ordinarono un rastrellamento, perquisirono e radunarono tutti gli abitanti del paese in piazza a Gualdo e intimarono alla popolazione che se non fosse uscita la cassetta dei ferri avrebbero fucilato delle pesone. Sentivamo di nascosto Radio Londra, delle volte partecipavano anche dei militari austriaci messi in punizione dai nazisti, rischiavamo la fucilazione racconta Maristella Marinelli che aveva 10 anni, di mio fratello Edmondo Marinelli che aveva 21 anni, ricordo che dopo l’armistizio tornato a Gualdo di Narni in licenza da Ostia, dove faceva un corso nell’Esercito regio italiano, che era allo sbando, renitente alla leva per i nazifascisti occupanti, trovo’ rifugio insieme ad alcuni compagni al Monte San Pancrazio-Monte Cosce dove ha conosciuto il partigiano Egisto Bartolucci “Gildo” comandante del Btg. “G.Manni” vice comandante della Brigata garibaldina “A. Gramsci” di Terni, come ha lasciato scritto nelle sue memorie, costudite e messe a disposizione da Alfredo Petrini dall’Anpi sezione di Narni. Una notte quando il 4 Febbraio 1944 ci furono i funerali del nonno socialista a cui voleva molto bene, Edmondo Marinelli venne a Gualdo di Narni dalla montagna di San Pancrazio, per assistere ai funerali a distanza, mentre scendeva da Calvi dell’Umbria un certo Furapane, lo vidde e ando’ a fare la spia ai fascisti di Otricoli dove Edmondo Marinelli era stato gia’ imprigionato per degli attriti con Nino Papi figlio di Publio Papi il fascista a capo della GNR occupante a Otricoli. Dopo il funerale, Edmondo e un altro partigiano cenarono insieme a casa con me e i miei genitori, racconta Maristella Marinelli, mi ricordo che mamma preparo’ due letti nella sala da pranzo per Edmondo e il compagno partigiano, quando siamo andati a dormire verso mezzanotte abbiamo sentito delle botte sulla porta di casa, allora Bernardino Marinelli il padre di Maristella ed Edmondo si affaccio’ e vide che c’erano fascisti e tedeschi, la famiglia socialista dei Marinelli aveva gia’ nel 1921 subito una spedizione punitiva alla bottega di Otricoli dove il nonno Giacobbe faceva il falegname, gli squadristi fascisti incendiarono la falegnameria, il padre Bernardino Marinelli aveva una rivoltella in casa, mia madre racconta Maristella la getto’ sul tetto, casa era circondata.

La sera del funerale del nonno paterno, il 4 Febbraio 1944 la casa a Gualdo frazione del comune di Narni era circondata da militari fascisti e tedeschi, racconta Maristella Marinelli, ero con mio fratellino Agostino di 4 anni, mia madre Anna Rossi e mio padre Bernardino Marinelli fecero nascondere mio fratello Edmondo Marinelli e Franco Bolari entrambi partigiani in un sottoscala che accedeva in un altra stanza, chiuso da una parete di carta dietro il como’ e la specchiera, nel frattempo i nazifascisti avevano preso un palo per abbattere la porta di casa, a quel punto mio padre Bernardino Marinelli si affaccio’ alla finestra e chiese chi era, rispose Publio Papi, capo della GNR fascista di Otricoli, apri’ la porta e fascisti e nazisti con i mitra puntati perquisirono tutta la casa, ma non scoprirono il nascondiglio di Edmondo Marinelli e Franco Bolari. Dopo 10-15 giorni del mese di Febbraio 1944 vennero i fascisti con un camioncino in cui c’erano anche altre persone prigioniere, andarono all’Ufficio Postale, armi in pugno presero papa’ Bernardino Marinelli, racconta Maristella Marinelli, lo caricarono sul camion e partirono lungo la via Flaminia in direzione Terni, nella localita’ Ponte Sanguinaro vicino Vigne frazione del comune di Narni si fermarono per la fucilazione, ma poi sopraggiunta la notte, furono portati nelle carceri di Terni a via Carrara, dove rimase prigioniero, dopo 15 giorni fortunatamente fu rilasciato.
Dalle memorie di Edmondo Marinelli:
Ai primi di novembre (1943) venuto a conoscenza che un caccia tedesco era stato abbatuto, da aerei alleati, con Mario Formaggi, Ultimo Bussoletti, Alverio Forti, ex carabiniere, Villemo Maggi, Luigi Commissari e Stefano Rossi ci recammo a Francellini (frazione del comune di Magliano Sabina nella valle del Tevere) vicino alla stazione di Civita Castellana. Smontammo alla meglio due mitragliere, prendemmo su alla meglio qualche nastro di munizioni, e riposto tutto in un fascio di scopigli, le trasportammo di notte a Otricoli e a Gualdo. Potremmo renderle funzionati grazie a Egisto Rossi, al quale avevamo recuperato a San Gemini un tornio che i tedeschi stavano trafugando in Germania. Nel dicembre 1943 a seguito dei contatti che aveva mio padre Bernardino Marinelli con Giovanni Lionelli e Gimmo Leonelli, raggiungemmo Santa Maria di Poggio da li Poggio paese (frazioni del comune di Otricoli) per essere accompagnato da Alviano Leonelli fino allo speco francescano di Narni. Qui trovai due ufficiali ex prigionieri, Canzio Frantini e Rino Venanzola, Oberdan Cianchetta (anarchico), Federici, gli ex carabinieri Celestino e Rosario, l’ex militare Gaetano “Aldo” di Blasi ed infine Pietro Calisti con il figlio Giuseppe “Peppino” e padre Placido, inoltre Marco di Rocco con il figlio Angelo che trasportavano vettovagliamenti a mezzo muli di loro proprieta’. Il 16 Febbario (1944) su concorde parere di Giuseppe Marivittori partimmo alla volta di Poggio (frazione del comune di Otricoli). Ci appostammo all’ingresso di S. M. al Termine: sfilammo in fila indiana all’interno del paese tra gli applausi della popolazione. La notte la passai presso i miei zii, gli altri presso famiglie di conoscenti e patrioti. Dopo tutto il territorio di Poggio Santa Maria di Otricoli era sotto il nostro controllo: cosi come di Vasciano, Itieli, Sant’Urbano fino alle porte dell’abitato di Narni, cosi Lugnola, Configni, Vacone, Finocchieto, Fianello di Montebuono, San Lorenzo, Piloni e la parte bassa dell’abitato di Calvi dell’Umbria.
Ci attestammo a Ponte Alverino in attesa del transito di fascisti diretti a Poggio di Otricoli.
Per l’ora di pranzo venimmo invitati da diverse famiglie; mi recai presso quella di Umberto Lallini, la cui figlia Maria Teresa insegnante elementare, nostra solerte staffetta divento’ poi la madre delle nostre tre figlie: Beatrice, Laura e Fiammetta.
Nel pomeriggio sulla strada passo’ una macchina di fascisti che, una volta scesi, mi intimarono di fermarmi. Non ubidii; cosi nel bivio incominciarono a spararmi addosso con molti mitra a fuoco incrociato. Usci da quell’inferno correndo a zig zag.

Partii da Roma col trenino della Roma Nord da piazzale Flaminio e scesi alla stazione di Sant’Oreste e a piedi risali il monte Soratte. Ad un certo punto mi sono trovato davanti ad un fascio di linee telefoniche. Allora dato che avevo molti spillini nella giacca, li infilai sulle gomme che ricoprivano i fili di rame. Scappai di corsa per sentieri. Dopo un certo tempo in quel punto che vedevo dall’alto e da lontano accorsero molti tedeschi, forse avevo disturbato loro le linee telefoniche.
Ci trasferimmo al Monastero di Vacone, un casolare attiguo a San Pancrazio.
La presenza di Lupi nella zona non era nuova, perche’ ogni sera veniva al Monastero un famiglia composta da cinque individui; madre, padre e tre lupetti per abbeverarsi presso il fontanone. Da questo attingevamo anche noi acqua purissima per diversi usi, principalmente per berla. Durante la notte precedente al 13 Aprile 1944 (rastrellamento operazione Osterei Uova di Pasqua) un partigiano di Configni, Cotini Ezio, ci raggiunze al Monastero dicendo che nella zona erano arrivati con tanti camion i tedeschi, e cosi’ su mio ordine e su quello del tenente Elio Gentili della (Banda Strale formazione partigiana autonoma) uscimmo dalla casa. Nascondemmo nel bosco armi e quant’altro e ci avviammo verso la cima del monte Cosce. Ci fermammo quasi a meta’ strada. Poco dopo giunsero i tedeschi con artiglieria da montagna, cosi’ continuarono a sparare verso il Monastero di S. Scolastica gia’ investito da cannonate al mattino. Noi restammo uniti passando innanzitutto qualche ora fermi e nascosti ma con grande paura perche’ uno della nostra colonna inavvertitamente aveva fatto rotolare grosso masso, ma non ci fu reazione da parte dei nemici. Durante la notte raggiungemmo la cima della montagna, dove si trovava una pattuglia nemica che aggirammo e da li scendemmo, attraverso luoghi impervi e boscosi pieni di anfratti. Ci fermammo per una sosta in uno di essi dove consumammo gli ultimi quattro filoni di pane casareccio che ci sembravano biscotti. Scendemmo verso la strada che va a Configni a sera inoltrata del giorno successivo. In tale strada c’erano truppe tedesche che aggirammo, e col sangue sotto ai piedi, perche camminavamo scalzi scendemmo sotto un ruscello sul cui greto ci addormentammo sfiniti. Avevamo finito i viveri. Al risveglio ci avviammo alla volta di Finocchieto e li apprendemmo che sopra a Vasciano c’era stato un macello, perche’ i partigiani avevano accettato la battaglia invece di nascondersi come avevamo fatto noi.

Dall’intervista di Bruna Antonelli a Giacobbe Marinelli (Fratello di Edmondo Marinelli):
Si nel senso che intensificai da quel momento la lotta partigiana a Roma.
Ripresi i contatti con un nucleo comunista organizzato della fabbrica della birra Peroni, in via Alessandria. Si era circa sul finire dell’Aprile 1944. Gli operai della Peroni avevano provveduto a recuperare armi e moschetti. Ricordo che il comando era nelle mani di Guglielmo (fabbro) non ricordo il suo cognome. Ricordo bene Camillo Reggioli che era componente del nucleo tecnico del gruppo dei frigoriferi. Anche io insieme alle maestranze della Peroni organizzai, preparai future azioni militari, mentre gli alleati anche se lentamente avanzavano al sud.
Quando gli americani si avvicinarono andammo con tutte le precauzioni a prendere le armi nella stanza murata della cantina della bottega di Gulielmo il fabbro e anche al Museo dei Bersaglieri di Porta Pia (dove le avevamo accuratamente nascoste) Molti di noi prendemmo i moschetti e mio fratello Edmondo (che era venuto anche lui a Roma) fu data, invece, una mitragliatrice ovviamente per la sua maggiore esperienza militare e partigiana. Egli controllava con la mitragliatrice, la via XX settembre mentre gli altri provvedevano ad armarsi.

Dalle Memorie di Edmondo Marinelli:
Dopo la liberazione di Otricoli, Narni e Terni raggiunsi a piedi la mia famiglia a Gualdo.
La tregua duro’ poco, perche’ il giorno dei funerali di Tersilio Poggetti partigiano del “Manni”, ucciso dai tedeschi durante il rastrellamento sopra a Calvi dell’Umbria, ne rinvenimmo il corpo che una volta dissepolto venne riconosciuto da suo cugino Antonio Rossi grazie alla fibia dei pantaloni. La giustificata emozione fece scatenare l’ira di tanti antifascisti di Magliano Sabina che avevano subito il saccheggio e l’incendio delle loro case coloniche di proprieta’ del conte Cencelli e di quelli di Otricoli per le angherie subite.
Se la presero con l’agrario Gualtiero Birelli “Birellone” che fra l’altro aveva comandato gli squadristi durante gli incresciosi fatti di Magliano Sabina.
Partecipai alla costituzione delle sezioni comuniste di Otricoli, Gualdo, Guadamello e Vigne.
Il 1 Ottobre 1944 venni chiamato dal sindaco di Otricoli, Rutilio Robusti a svolgere le funzioni di segretario comunale.
Il 2 Febbraio 1945 mi arruolai insieme ad altri 300 nel gruppo di combattimento “Cremona” (Partito da Terni). Raggiunsi Ravenna. Dopo un breve addestramento a Porto Corsini che in parte avevo diretto, raggiungemmo il fronte nella zona La Cilla di Sant’Alberto di Ravenna.

Alfredo Petrini ha ricordato Rossi Egisto un vicino di casa di Edmondo Marinelli a Gualdo di Narni, che grazie alla sua capacita’ tecnica di meccanico e’ stato l’armaiolo dei partigiani della zona.

Alfredo Petrini racconta che ha incontrato Edmondo Marinelli in un occasione particolare nel 2005 una manifestazione a Poggio frazione del comune di Otricoli in onore del partigiano Orazio Costorella del comune di Misterbianco, dopo un grande lavoro di ricerca dello stesso Alfredo Petrini membro dell’Anpi sezione di Narni, che avendo presente le gesta del partigiano Edmondo Marinelli lo ha rintracciato e trovato a Gemona, invitandolo alla manifestazione dove erano presenti le rappresentanze istituzionali del comune di Otricoli, Narni e Misterbianco. Alfredo Petrini aveva un ricordo di un episodio di resistenza vissuto da bambino a Santa Maria di Otricoli, quando incontro’ un partigiano che ripiegava dai fascisti della GNR di Terni che circondavano il centro storico di Poggio di Otricoli, il partigiano chiese ad Alfredo di non dire la direzione dove andava, ma di dire ai fascisti un altra strada se glie lo avessero chiesto, all’arrivo dei fascisti Alfredo Petrini indico’ un altra strada, recentemente Alfredo rividde una foto di Edmondo da giovane, mettendo insieme tutti gli elementi della vicenda riconobbe in quell’episodio il partigiano Edmondo Marinelli un comandante del Btg. “Giovanni Manni” della Brigata garibaldina “Antonio Gramsci” di Terni. Alfredo Petrini nel 2005 ha ricevuto la tessera dell’ Anpi ad onorem firmata dal partigiano Marinelli Edmondo.


PARTE 1
Alvaro Valsenti nato a Terni il 26 Ottobre 1924, partigiano operaio delle Officine Bosco, racconta alla sede dell’ ANPI TERNI, dopo un omaggio dell’associazione Sentieri Partigiani di Terni, come e’ iniziata la resistenza al nazifascismo.
PARTE 2
Il partigiano Alvaro Valsenti operaio delle Officine Bosco, racconta nella sede dell’ ANPI TERNI, la storia della resistenza al nazifascismo iniziata per lui dopo l’arresto di Mussolini il 25 luglio 1943, le azioni di sabotaggio e il reperimento delle armi nella conca ternana per i partigiani della Brigata Garibaldi “A.Gramsci” di Terni, del Battaglione Germinal Cimarelli sui Monti Martani e del Battaglione Giovanni Manni operativo a Monte S.Pancrazio – Monte Cosce e nella Valle del Tevere ai gruppi partigiani di Amelia, Alviano, Narni. Attraverso Sabatini Nello un anziano antifascista ambulante con la sua bicicletta faceva da portavoce e trasportava le armi per rifornire i partigiani, recuperate dal gruppo di Alvaro Valsenti, nascoste nelle ceste di uova e pelli di conigli che prendeva dai contadini della conca ternana, beffando i nazisti, offriva loro le uova lungo la strada: “camerata lo bevi un uovo?”
PARTE 3
Il partigiano Alvaro Valsenti operaio delle Officine Bosco, racconta nella sede dell’ ANPI TERNI, la storia della resistenza al nazifascismo iniziata per lui dopo l’arresto di Mussolini il 25 luglio 1943, le azioni di sabotaggio e il reperimento delle armi nella conca ternana per i partigiani della Brigata Garibaldi “A.Gramsci” di Terni, del Battaglione Germinal Cimarelli sui Monti Martani e del Battaglione Giovanni Manni operativo a Monte S.Pancrazio – Monte Cosce e nella Valle del Tevere ai gruppi partigiani di Amelia, Alviano, Narni. Alvaro Valsenti ricorda, l’eccidio di Leonessa avvenuto dopo un rastrellamento di civili per rappresaglia alle operazioni partigiane del Battaglione A. Gramsci di Terni, comparandolo ai tragici episodi successi a Calvi dell’Umbria durante il rastrellamento operazione “Osterei”. La fuga dal treno diretto a Berlino a piedi dalla pianura padana attraveso gli appennini fino a Terni. Ricorda infine Alvaro Valsenti: la lotta prosegui’ e prosegue ancora oggi non e’ armata ma piu’ difficile di quella armata, che stiamo facendo per difendere la democrazia, la liberta’ e prima di tutto la pace, la pace nel mondo.
PARTE 4
Alvaro Valsenti partigiano e operaio delle Officine Bosco ricorda Mauri Vincenzo di anni 16 ucciso brutalmente con un colpo di pistola in bocca il 12 aprile 1944 a Vasciano frazione del comune di Stroncone sul Monte S.Pancrazio durante il rastrellamento nazifascista operazione “Osterei”, dimostrazione che oltre i vecchi antifascisti c’erano anche i giovani che volevano liberare l’Italia per la democrazia e la liberta’ e creare le condizioni perche’ l’Italia alla fine della guerra durante le trattative di pace fosse penalizzata il meno possibile da parte degli alleati.
Bisogna tenere viva la memoria oltre l’azione che conduce l’Anpi, ricorda Alvaro Valsenti, bisogna cercare di mettere in funzione i sentieri della resistenza, sono gia’ rintracciabili e individuabili ed e’ possibile metterli in funzione, uno di questi e’ sul Monte S.Pancrazio-Monte Cosce, da Narni a Poggio di Otricoli a Vasciano, da Calvi dell’Umbria a Montebuono, fino a Vacone e Rocchette.
Alvaro Valsenti ricorda il suo passato anarchico durante il fascismo prima di prendere la tessera de Partito Comunista italiano, d’altronde dice: La gente che si ribella e’ anarchica! Amedeo Sagrestani era dirigente del movimento anarchico di Terni e Asteno, anarchico, il cui fratello maggiore e’ stato membro della segreteria della Camera del Lavoro di Terni e del Comitato di Liberazione di Terni, avevano la sede tra via del Plebiscito e piazza della Repubblica a Terni, ci facevano le feste, erano contro gli eserciti per la pace.


Alfredo Sapora nato nel 1931 racconta gli eventi legati all’uccisione di Antonio Peloni, contadino, residente a Fianello frazione del comune di Montebuono costretto dai nazisti in ritirata dal comune di Collevecchio in direzione Calvi dell’Umbria a trasportare gli armenti con la “Traja” una slitta in legno trainata dagli animali, ucciso dai nazisti insieme ai suoi animali il 05-06-1944 nel comune di Tarano presso il guado del torrente Campana sulla strada Costa dei Zoppi che scende da Cicignano frazione del comune di Collevecchio. Alfredo Sapora, racconta la vicenda di Rosina, Rico e Tonindo tre bambini che per gioco toccarono una bomba inesplosa nei pressi del guado del torrente Campana nel comune di Tarano durate la ritirata della Wermach l’esercito tedesco, due dei quali Rico Mannuzzi e Tonindo Rocconi persero la vita tragicamente. In ricordo una rosa pose Francesca Rocconi e Jonah Rocconi Franchi, in presenza di Alfredo Petrini dell’Anpi di Narni. Abati Tommaso nato il 20-12-1933 racconta che la sera prima dell’eccidio nazifascista all’eremo di San Benedetto, dove vennero fucilati 8 ex prigionieri militari americani il 13-04-1944 durante il rastrellamento nazifascista operazione “Osterei” ordinato da Albert Kesserling comando supremo del sud Bunker Soratte, uno dei militari americani rifugiati all’eremo di San Benedetto, poi ucciso dai nazifascisti – racconta Tommaso Abati – aveva chiesto un po’ di pane nella loro casa nel centro storico di Montebuono. Tommaso Abati ricorda come successivamente alla fucilazione dei militari americani, suo padre insieme ad altre persone del paese di Montebuono, li andarono a seppellire, al ritorno ricorda il padre sconvolto per come i nazifascisti avevano massacrato i corpi. I tedeschi venivano da Calvi dell’Umbria racconta Tommaso Abati, li vedevo dalla finestra, con l’elmetto era una cosa triste. Ricorda i bombardieri angloamericani che passavano sopra il paese di Montebuono diretti a bombardare Terni, oltrepassati Monte Cosce – Monte S. Pancrazio, sentivano i boati delle esplosioni.
Alfredo Sapora ricorda un episodio legato agli ex prigioneri americani fuggitivi, rifugiati all’eremo di San Benedetto nel comune di Montebuono, scesero al paese di Montebuono dalla Loc. Coste Adriane per chiedere da mangiare, al campo che coltivava la madre di Alfredo Sapora, che nonostante la condizione non agiata trovo’ per loro del pane. Gli americani vennero accompagnati dai partigiani della Banda di Vacone sulla strada che costeggia Monte Cosce per Calvi dell’Umbria, e messi in contatto con i partigiani del Battaglione “Giovanni Manni” della Brigata garibaldina A.Gramsci di Terni.
Alfredo Sapora racconta che i sospetti delatori che diedero informazioni ai nazifascisti sul rifugio degli americani all’eremo di San Benedetto, furono probabilmente Menicucci Brilletto guardia campestre fascista, deceduto poi per una deflagrazione di una bomba, oppure dice Sapora, una signora tedesca detta ‘Canara” che all’epoca viveva nel comune di Montebuono.

Panorami dal centro storico di Montebuono sulla Valle del Tevere sullo sfondo i Monti Sabatini e i Monti Cimini tra Lazio e Umbria.


La signora Gelsomina Luchetti nata nel 1929 ricorda le vicende legate a 8 ex prigionieri militari americani fuggiti dopo un bombardamento aereo degli stessi angloamericani probabilmente sulla linea ferroviaria Roma-Firenze nei pressi di Allerona nella valle del Tevere che dopo aver preso contatto con i partigiani, si sono rifuggiati all’eremo di San Benedetto nel comune di Montebuono, dove sono stati fucilati all’alba del 13-04-1944, durante il rastrellamento nazifascista operazione “Osterei” ordinato da Albert Kesserling comando supremo del sud Bunker Soratte, nei comuni intorno a Monte Cosce-Monte S.Pancrazio tra Lazio e Umbria dove furono uccise dai nazifascisti 38 persone. Gli americani venivano alla localita’ ‘Brecciaru” nel comune di Montebuono per bere l’acqua – racconta Gelsomina – venivano a casa nostra in localita’ Spezzano, mia madre gli dava qualcosa da mangiare. Sono stata anche a casa degli ebrei a Roma, eravamo amici di alcuni ebrei, ci conoscevano, li avevano nascosti, non a casa mia, pero’ da noi ci venivano a lavorare la terra – continua Gelsomina – i nazifascisti volevano portare via mio padre con la pistola puntata sulla testa, volevano i muli da soma, a mia madre che lo difendeva gli dissero “voi moglie fare kaput anche a voi”, mio padre gli diede un asina che riuscirono a recuperare verso Calvi dell’Umbria.
Alfredo Sapora nato nel 1931, racconta gli eventi legati alla presenza dei partigiani nel comune di Montebuono, stavano al Fosso delle viole, tra il comune di Calvi dell’Umbria e quello di Montebuono, dovevano spesso cambiare posto, gli portavano da mangiare, qualche volta scendevano al paese o alla cava, gli operai gli davano qualcosa. Alfredo Petrini dell’ Anpi di Narni conferma le dinamiche, comparandole alle vicende successe a Calvi dell’Umbria, dove la famiglia d’Achille ospitava il partigiano Orazio Costorella che fu ucciso dai nazifascisti a Poggio di Otricoli. Alfredo Sapora ricorda; c’erano anche due militari renitenti alla leva nel comune di Montebuono erano siciliani, due grandi musicisti, due fratelli, Tonino e Saverio – prosegue Sapora – i tedeschi ci presero il maiale e le patate che tirarono fuori dalla terra con la paletta militare, una ce l’ho ancora a casa.

A sua moglie

Quando sei partita m’hai donato una rosa,
come triste e sfiorita quanto amore per me,
l’ho bagnata di pianto come fosse il mio destino,
tu non scrivi e torni ti sei fatta il gelo,
cosi passano i giorni senza amore per me.

Alfredo Sapora

Copertina album I GATTI – Parte III – TV Lumière 2005
artista e pittrice: Francesca Rocconi

Panorami sulla Valle del Tevere dal litorale tirrenico, Roma, tra Lazio e Umbria.
Dall’eremo di S. Benedetto comune di Montebuono.
Dal centro storico di Montebuono.

Siamo nei pressi di Narni nella frazione di Testaccio, dove e’ visibile il Castello Tiburzi, nel 1944 era occupato dal comando nazista. Un giorno venne ucciso un tedesco e il comando decise per rappresaglia di uccidere 10 italiani, se non si fosse presentato l’autore. Furono incarcerate 10 persone, il podesta’ di Narni, Antonio Modoni, si offri’ e propose ai tedeschi: “lasciate libere le 10 persone e uccidete me” – racconta Alfredo Petrini dell’Anpi di Narni – i tedeschi decisero di lasciare liberi gli ostaggi. La sera dell’8 settembre 1943 eravamo con la mia famiglia nella zona di San Pellegrino frazione del comune di Narni e fummo’ ospiti della sua grotta, dove c’erano varie persone, tra cui quella sera due militari italiani che avevano rifiutato collaborazione con il fascismo, i due militari italiani erano gia’ ospiti nella mia casa, pertanto il podesta’ era consapevole che fossero due renitenti alla leva, pero’ non disse nulla. Vedemmo nella valle che circonda Terni ogni abitazione di campagna aveva acceso un fuoco, noi non ne sapevamo la ragione, non sapevamo che fosse l’8 settembre 1943 e che cosa volesse dire, l’indomani venimmo a sapere che c’era stato l’armistizio.

Nell’area Monte San Pancrazio-Monte Cosce tra la conca ternana e la valle del Tevere e’ stata attiva anche la Banda Strale autonoma, nel 2018 e’ stato ricordato il partigiano anarchico Oberdan Cianchetta. La Banda Strale e’ stata operativa anche nei Monti Cimini tra i comuni di Canepina, Vignanello, Vallerano, Carbognano, dove Elio Gentili si sposta dopo i grandi rastrellamenti della primavera del 1944 al Monte San Pancrazio – Monte Cosce.


Sono Pierino Petrucci e siamo a Vacone, volevo raccontarvi quello che e’ successo il 12 aprile 1944, siamo alle 5:30 del mattino un battaglione nazista della SS Polizei proveniente da Narni arriva a Vacone. Durante il rastrellamento del paese, furono bruciate 5 case dai nazifascisti, una delle quali di Giuseppe Colombo la sua testimonianza letta da Pierino Petrucci.
La storia di Amilcare Baldoni socialista rivoluzionario, sindacalista, attivo nell’area anarchica e repubblicana antifascista sin dal 1919 quando si riunirono negli ACR Alleanza Comitati Rivoluzionari, nel tentativo insurrezionale di occupazione del regio Parlamento detto “Complotto di Pietralata” a Roma, accusato dai nazifascisti durante il rastrellamento operazione Osterei del 12 aprile 1944 di essere capo e organizzatore dei ribelli della Banda di Vacone, trovato malato nel suo letto, sottoposto ad un sommario interrogatorio nella sua casa, i tedeschi gli chiedevano se era fascista e se sapeva dove fossero i partigiani se voleva salva la sua vita, Baldoni si rifiuto’ e rispose: “sono italiano e amo la mia patria”, ucciso sul posto dai nazifascisti che rubarono il cibo e i pochi averi, e’ ricordato oltre che a Vacone in una lapide tra i martiri di Montesacro a Roma.
Beniamino Minicucci preso a Vacone nascosto in un forno e portato nell’Osteria del paese venne interrogato dai nazifascisti, che gli chiedevano se conoscesse i partigiani, spinto dai tedeschi in uno scolo dell’acqua adiacente all’Osteria, fu ucciso con colpi di mitra dopo aver morso un dito a un fascista che indossava la divisa militare nazista, gli venne bruciata la casa.
Dal rapporto del comando supremo del sud, Albert Kesselring, al Bunker Soratte dell’aprile 1944, l’ammontare delle Bande partigiane sul Monte Cosce-Monte San Pancrazio, tra Lazio e Umbria, sarebbe stata equivalente a circa 300 uomini tra cui slavi, italiani e inglesi, si sarebbe trattato di truppa scelta senza contare i simpatizzanti. Nei giorni precedenti il rastrellamento operazione Osterei alcuni testimoni avrebbero visto un ufficiale tedesco parlare con un esponente fascista locale, qualcuno del paese aveva confidato, tra giorni a Vacone vedremo piangere diverse famiglie.

Racconto dal libro 12 Aprile 1944 – Una Tragica Giornata di Pierino Petrucci, l’ispirazione della scrittura del libro e’ stata tratta dalla figura rivoluzionaria di Amilcare Baldoni.


La testimonianza di Renzo Ricci nato nel 1929, partigiano, presidente della sezione Anpi della provincia di Rieti, eletto in continuita’ per venti anni sino ad oggi.
A Renzo Ricci il Ministero della difesa ha conferito la medaglia della liberazione in occasione del 70° anniversario della lotta di liberazione. A Vacone comune alle pendici del Monte Cosce tra Lazio e Umbria durante la resistenza al nazifascismo, si facevano azioni molto importanti, di sabotaggio, una della quale il lancio dei chiodi a quattro punte, racconta Renzo Ricci all’epoca giovane partigiano. Una lapide posta dal comune di Vacone nel 1994 ricorda i due partigiani, Amilcare Baldoni e Beniamino Menicucci fucilati il 12 aprile 1944 durante il rastrellamento nazifascista Osterei ordinato da Albert Kesserling comando supremo del sud Bunker Soratte, nei comuni intorno a Monte Cosce-Monte S.Pancrazio tra Lazio e Umbria dove furono uccise dai nazifascisti 38 persone.
Amilcare Baldoni socialista rivoluzionario, sindacalista, attivo nell’area anarchica e repubblicana antifascista sin dal 1919 quando si riunirono negli ACR Alleanza Comitati Rivoluzionari, nel tentativo insurrezionale di occupazione del regio Parlamento detto “Complotto di Pietralata” a Roma, accusato dai nazifascisti durante il rastrellamento operazione Osterei del 12 aprile 1944 di essere capo e organizzatore dei ribelli della Banda di Vacone, trovato malato nel suo letto, sottoposto ad un sommario interrogatorio nella sua casa, i tedeschi gli chiedevano se era fascista e se sapeva dove fossero i partigiani se voleva salva la sua vita, Baldoni si rifiuto’ e rispose: “sono italiano e amo la mia patria”, ucciso sul posto dai nazifascisti che rubarono il cibo e i pochi averi, e’ ricordato oltre che a Vacone in una lapide tra i martiri di Montesacro a Roma.
Beniamino Minicucci preso a Vacone nascosto in un forno e portato nell’Osteria del paese venne interrogato dai nazifascisti, che gli chiedevano se conoscesse i partigiani, spinto dai tedeschi in uno scolo dell’acqua adiacente all’Osteria, fu ucciso con colpi di mitra dopo aver morso un dito a un fascista che indossava la divisa militare nazista, gli venne bruciata la casa.
A Vacone nel 1943 si formo’ una una Banda partigiana autonoma sul Monte Cosce, racconta Renzo Ricci, dopo sei otto mesi entrarono nella Brigata d’Ercole poi divenuta Brigata d’Ercole/Stalin formazione garibaldina attiva sul MonteTancia con elementi dei GAP Gruppi di Azione Patriottica giunti da Roma.
A meta’ montagna di Monte Cosce c’e’ il romitorio di S. Orsola dove si rifuggiavano i partigiani, che fu’ cannonato dai nazifascisti dalla strada del bosco del pago di Vacone.
Nella strada che da Vacone porta a Calvi dell’Umbria, i partigiani accompagnarono i militari americani ex prigionieri, consegnandoli ai partigiani che operavano a Calvi dell’Umbria, gli stessi americani che furono uccisi nel romitorio di San Benedetto nel comune di Montebuono, dietro una delazione nazifascista.
Dalle memorie del comandante Edmondo Marinelli di Otricoli del btg. Giovanni Manni della brigata garibaldina “A Gramsci” di Terni, 1944: “Stabilimmo insieme a quelli del Btg. G.Manni, dei contatti con gli 8 paracadutisti americani rifuggiati a San Benedetto riforniti dai cittadini di Calvi. Questi paracadutisti il giorno 13 (aprile 1944) vennero colti di sorpresa dai tedeschi e vennero trucidati. Durante la notte precedente un partigiano di Configni, Cotini Ezio ci raggiunse al Monastero (fontanile tra il comune di Vacone e Calvi dell’Umbria) dicendo che nella zona erano arrivati tanti camion di tedeschi, e cosi su mio ordine e su quello del tenente Elio Gentili (comandante della Banda Strale autonoma) uscimmo dalla casa.”
Dalle memorie del comandante Edmondo Marinelli di Otricoli del btg. Giovanni Manni della brigata garibaldina “A Gramsci” di Terni, 1944: “C’era stato un incontro alla presenza di Gildo (Egisto Bartolucci, vice comandante, della brigata garibaldina «A. Gramsci») e Pietro Calisti con un maggiore dell’esercito di nome (Amione) Manni residente a Stimigliano che avrebbe costituito uno stato maggiore a suo comando a condizione di vigilare sulla sua famiglia a Vacone.”
Renzo Ricci ricorda la storica amicizia con Armando Cossutta, partigiano, vice presidente nazionale dell’ANPI.
“Vero che capisci a Renzo” Trudi? saluta cosi con l’affetto verso il suo fidato compagno a quattro zampe.

La Grotta Cherubini sul Monte Cosce comune di Vacone raccontata da Pietro Triestini (Magliano Sabina panorama sulla valle del Tevere), speleologo in Avventure Sotterranee 2008.

Panorama dal Monte Cosce la Valle del Tevere dal litorale tirrenico tra Lazio e Umbria

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