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🎥#ELETTRITV💻📲 Horacio “El Negro” Hernandez dalla scuola di percussioni Timba, via del Fornetto, quartiere Portuense, Roma. Veramente! io ho studiato la batteria in questa scuola, sono stati due anni e mezzo meravigliosi passati a studiare, suonare in giro conoscere tantissimi musicisti italiani. Sono arrivato in Italia a dicembre del 1990. Poi sono andato a New York dove ho vissuto venti anni e dove la mia carriera ha preso una connotazione internazionale. Batteristicamente vengo da moltissime influenze diverse, da bambino il mio amore era in rock n roll con John Bonam, la mia famiglia era molto musicale, mio nonno era trombettista di musica afro-cubana tradizionale, mio padre e’ stato conduttore radiofonico della trasmissione di Jazz che veniva trasmessa a Cuba, la voce di mio padre e’ nell’orecchio di tutti gli amanti di musica Jazz dell’isola caraibica. Io ho avuto l’onore di avere il nome di mio padre e di mio nonno: Horacio Hernandez. Mio fratello piu’ grande di tre anni di me, matematico, era un appassionato dei gruppi di musica rock che negli anni sessanta stavano spopolando nel Mondo. Sono nato in questa casa musicale piena di questi diversi suoni. I giocattoli di mio nonno erano gli strumenti a percussione, le clave con cui a due anni giocavo immerso nella cultura afrocubana, poi addentrandomi nella batteria ho scoperto Carl Palmer, Phil Collins, e quella corrente musicale chiamata rock sinfonico, da li e’ stato facile saltare al rock jazz sentendo Chick Corea, e’ stato un viaggio famigliare attraverso tutta questa musica. Alla prima lezione di batteria mi ha portato il mio papa’ a 8 anni, era il miglior insegnante di Cuba a quei tempi li, mi disse che dovevo fare un esercizio un ora al giorno con la bacchette che si alternavano andando su e giu’ allo stesso punto lentamente, ma io volevo suonare la batteria e dissi a mio papa’ non voglio andare piu’ e andavo a casa a suonare le pentole. Poi sempre a 8 anni mi hanno portato al conservatorio ma non c’era la batteria, solamente il violino ho detto al mio papa’ di lasciar perdere il conservatorio. A 13 sono andato nella Scuola Nazionale degli Istruttori di Arte (Escuela Nacional de Instructores de Arte) a l’Havana, dove c’erano quelli che oggi sono i migliori musicisti di Cuba, dove io ho avuto un maestro che e’ stato la luce, Santiago Reyther che oggi e’ professore dell’Universita’ in Brasile, lui e’ stato veramente la persona che mi ha insegnato tutto quello che so io, mi ha insegnato a ragionare, la batteria, la strada per tradurre i modi di suonare la batteria in altri stili musicali. La batteria a Cuba nessuno sapeva come studiarla, la batteria e’ uno strumento americano, quando e’ arrivato a Cuba negli anni 30 a Cuba c’erano 15 strumenti di percussione o di piu’ forse, che hanno portato i ritmi e i suoni all’interno della batteria, anche se ci sono diversi musicisti in grado di suonare batteria e percussioni insieme, per me rimangono due strumenti separati, fino a diversi anni fa c’era Alex Acuña conosciuto a livello internazionale, oggi ce ne sono molti di piu’. Io ho continuato a fare quello che hanno fatto tanti prima di me, vivendo la realta’ del momento, quando stavo a Cuba non ho cercato mai di imitare nessun batterista cubano, ma invece Steve Gadd, Tony Williams, ma la musica cubana e’ entrata dentro di me in modo indiretto, perche’ in ogni angolo di Cuba in ogni negozio sugli autobus si ascolta musica cubana. E’ molto piu’ difficile insegnare la ritmica afrocubana che insegnare il rock, tutte le band rock hanno solo un batterista, in una sessione ritmica, nelle bande di musica afrocubana ci sono dieci percussioni.

Prima di venire in Italia per dieci hanni ho suonato con il gruppo cubano di Gonzalo Rubalcaba, anche se suonavamo musica che si puo’ catalogare come world music perche’ c’erano elementi del rock, jazz, folk, la base della formazione era totalmente musica afrocubana. Sono venuto qui in Italia a studiare la parte meccanica della batteria, mi sono messo a studiare come tradurre quelle lezioni che mi aveva dato Santiago a Cuba e come puoi studiare il libro di Jim Chapin, ma con la clave invece che con il piatto jazz, coordinazione, correlare melodia, ritmi, con i diversi arti e come ti puoi liberare completamente, per volare musicalmente. Sono arrivato al Timba a Roma perche’ mio “fratello” Paulo La Rosa mi ha portato qui. – All’epoca il Timba nel 1990 era una scuola di sole percussioni, dove ” El Negro” ha da subito insegnato batteria e dove quando aveva tempo libero lo passava a studiare, in Italia e’ rimasto per due anni e mezzo. – Io volevo andare a New York, io volevo suonare con musicisti con cui poi ho avuto la fortuna di suonare, ho chiamato il musicista cubano Paquito D’Rivera quando sono arrivato a New York la mia amica mi aveva subaffittato l’appartamento di Jeff Ballard un batterista che poi e’ stato batterista di Cick Corea, un super batterista. Quando entro nella casa c’era la batteria tutti i dischi di John Coltrane era proprio il mio sogno, era l’inizio del 1993, ho chiamato Paquito e ho iniziato a suonare con tutti. New York e’ un posto dove si cerca molto il multiculturalismo, tutto si mischia con tutto, i musicisti sono una casa sono una famiglia, non importa se sei africano, cinese, canadese, italiano. Poi ci sono tanti artisti con cui ho suonato Carlos Santana, Tito Puente che sono dei grandi nomi internazionali – con Gonzalo Rubalcaba “El Negro” e’ presente nei maggiori festival mondiali, ha conosciuto i maggiori Jazzisti del modo, quando ancora viveva a Cuba negli anni 80 – c’e’ stato un punto di rifermento per la notorieta’ internazionale, con il video John Patitucci nel 1996, suonavo con Carlos Santana non c’era lavoro e abbiamo messo in piedi il Moderm Drummer, ho suonato con Patitucci e fatto il video, quella e’ stata l’esplosione nel Mondo della batteria, da li poi vengono tante cose, sono stato invitato in tutte le Universita’ del Mondo a fare seminari, didattica ma anche performance musicali, un Mondo totalmente relazionato alla batteria, alla percussione ed e’ bellissimo.

Adesso siamo in un punto chiave, i batteristi fino alla fine degli anni 90 non studiavano tanto, cosi tante tante ore, adesso ci sono tanti che studiano tanto, per me la vera storia e’ come puoi combinare l’aspetto tecnico con la musica, a me interessa tantissimo di piu’ la musica che la tecnica batteristica la musica intesa come arte e come espressione collettiva sopratutto, noi dobbiamo imparare tanto dalla tecnica ma dobbiamo imparare ad ascoltare, per essere capaci di suonare insieme, relazionare, comunicare, interagire, ad avere orecchio aperto per ascoltare tutto quello che succede su un palco. Oggi a livello tecnico la batteria sta evolvendosi nel Mondo, ci sono tre paesi in cui stilisticamente e tecnicamente c’e’ una crescita, sono il Brasile, Cuba e gli Stati Uniti, dove c’e’ la cultura del tamburo, che e’ venuto da noi a Cuba dall’Africa, gli Spagnoli hanno portato gli schiavi a Cuba e con gli schiavi sono venuti da noi i tamburi, i ritmi, i canti, tutta la fondazione della musica afrocubana. Lo stesso e’ il caso del Brasile, dove sono stati portati schiavi dell’Africa, lo stesso negli Stati Uniti che gli hanno tolto i tamburi, ma sono rimasti i canti e le voci, queste sono le tre potenze culturali ritmiche popolari nel Mondo. Adesso ci sono moltissimi batteristi africani bravissimi, in questo momento sto sentendo musica del Madacascar, ritmi per noi nuovi che stanno arrivando grazie ad internet. La musica in questo momento e’ qualcosa di estremamente curioso, adesso ci sono i migliori musicisti di mai, ma la musica che si ascolta come musica popolare e’ peggio che mai, ci sono i migliori musicisti e la peggiore musica, io penso che qualcosa uscira’ magari dall’Africa. La musica sicuramente ha un potere incredibile.

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