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🎥#elettritv📲💻 La musica sarà di nuovo vietata in Afghanistan. Il divieto è analogo a quello in vigore tra il 1996 e il 2001, negli anni in cui i talebani controllavano il paese. 26 agosto 2021

>> http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/talebani-afghanistan-musica-in-pubblico-divieto

>> Canale [VIDEO] Afghanistan National Institute of Music
Zohra – Orchestra Femminile dell’Afghanistan, Istituto nazionale di musica dell’Afghanistan [FOTO] [Galleria Fotografica]
>> https://www.anim-music.org

L’Afghanistan la nazione costruita dall’impero britannico come stato cuscinetto contro l’espansione dell’impero russo nel 1893, quando dopo il conflitto anglo-afgano il Segretario degli Esteri del Raj britannico, negoziò con l’Emiro afghano Abdur Rahman Khan i confini tra il Raj, di cui il Pakistan faceva parte e le aree Pashtun, definendo il confine odierno noto come “Linea Durand“. Per capire la cultura di un popolo pero’ basta ascoltare la musica popolare, che oltrepassa i confini umani, nell’odierno Afghanistan spazia dalle melodie persiane alle principali composizioni indiane ai sound etnici dei gruppi tribali Pashtun, Tajiks and Hazaras. Gli strumenti principali usati sono il rubab, i tabla, l’organo a mantice portabile indiano, i liuti Dombura, Ghichak, e i tamburelli.

Nel 1973 ci fu il rovesciamento della monarchia e l’istituzione della Repubblica d’Afgahanistan, ad aprile del 1978 con la rivoluzione di Saur prese il potere il Partito democratico popolare d’Afghanistan, venne istituita la Repubblica Democratica dell’Afghanistan, divenne presidente Nur Muhammad Taraki gia’ membro del consiglio rivoluzionario. Il 5 dicembre 1978, La Repubblica democratica d’Afghanistan e l’Unione Sovietica firmano il “Trattato d’amicizia”. Il governo comunista Afghano avvio’ la collaborazione con Mosca per avviare le riforme e portare il paese verso un sistema socialista.
Alla fine del 1979, la situazione nel paese si era drasticamente deteriorata anche a causa della situazione di contrasto socio-politico-religioso tra fazioni conseguente al cambio istituzionale della monarchia nel 1973. A questo proposito, il governo della Repubblica Democratica dell’Afghanistan (DRA) aveva più volte fatto appello all’URSS con richieste di assistenza diretta attraverso i consiglieri militari dell’Armata Rossa. L’Unione Sovietica inizialmente respinse questa forma di intervento, ma, nell’aggravarsi della crisi afgana, il 12 dicembre 1979, i quadri dirigenti dell’URSS, temendo il trasferimento delle ostilità nel territorio delle repubbliche dell’Asia centrale, decisero di inviare truppe per fornire assistenza militare al governo afghano. La decisione è stata presa in una riunione del Politburo del Comitato centrale del PCUS ai sensi dell’articolo 4 del Trattato di amicizia tra la Repubblica Democratica dell’Afghanistan e l’Unione Sovietica. Il 16 dicembre fu’ emesso l’ordine di distaccare dall’amministrazione del Distretto militare del Turkestan (TurkVO) la 40a Armata e di prepararla per l’invio in Afghanistan. Il primo vice comandante delle truppe del (TurkVO), Yuri Tukharinov, fu nominato comandante del contigente dell’esercito sovietico dell’Armata Rossa in Afghanistan.
>> https://ria.ru/20180515/1520504670.html

Contemporaneamente all’invio dell’Armata Rossa in Afghanistan nel 1978 ebbe inizio l’operazione Cyclone della CIA [^] per addestrare e armare i mujaheddin prevalentemente combattenti islamici jihadisti in funzione anti-sovietica, con il supporto dei servizi segreti, MI6 del Regno Unito di Gran Bretagna, l’ISI Pakistano e la monarchia assoluta dell’Arabia Saudita. Una figura principale dell’operazione Cyclone e’ stata quella di Zbigniew Brzezinski consigliere per la sicurezza nazionale USA durante il mandato presidenziale di Jimmy Carter, che defini’ l’intervento armato sovietico un “invasione“, probabilmente per manipolare le psicologie e la coscienze collettive globali. Zbigniew Brzezinski nato a Varsavia figlio di un nobile Polacco, emigrato in nord america durante la seconda guerra mondiale, dopo l’universita’ ottenne la cittadinanza americana, consulente governativo suggeri’ la teoria del totalitarismo dell’Unione Sovietica come strategia dell’anticomunismo globale. Nel luglio 1973, Zbigniew Brzezinski fu nominato direttore esecutivo della Commissione Trilaterale da David Rockefeller, carica che mantenne fino al 1976.
Tra le armi fornite ai mujaheddin centinaia di lanciatori a spalla per i missili anti-aerei FIM-92 Stinger [VIDEO] forniti dagli Stati Uniti, per distruggere gli elicotteri sovietici e i Blowpipe i lanciatori di missile terra-aria portatili della Royal Army britannica, la CIA acquisto’ anche vecchi fucili britannici dei primi del ‘900 dall’India. Con gli accordi di Ginevra del 1988, nel febbraio del 1989 termino’ l’intervento sovietico in Afghanistan con il completo ritiro dell’Armata Rossa. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ONU stabilì con la risoluzione 622 l’invio in Afghanistan di una missione di osservatori dell’ONU (UNGOMAP).
L’URSS con il presidente Mikhail Gorbachev mantenne gli aiuti economici e il sostegno militare all’esercito della Repubblica Democratica popolare dell’Afghanistan che continuo’ a scontrarsi con i mujaheddin prevalentemente jihadisti fino alla caduta del governo di Najibullah nell’aprile del 1992.

Tra i mujaheddin che combattevano contro l’Armata Rossa sovietica nella zona di Kandahar negli anni ’80 erano presenti Abdul Ghani Baradar e il Mullah Mohammed Omar, fondatori nel 1994 dei Talebani movimento degli studenti coranici. Anche Osama Bin Laden era tra i mujaheddin che combattevano contro l’Armata Rossa in Afghanistan, dal 1988 membro di Al-Queda (database), figlio del milionario del cemento della holding Saudi Binladin Group, vicina alla casa reale Saudita. Dopo l’intervento militare USA in Afghanistan del 2001 conseguente al crollo delle Torri Gemelle, Abdul Ghani Baradar e’ stato arrestato dalla CIA e l’ISI Pakistano a Karaki in Pakistan nel 2010 e rilasciato nel 2018. A Febbraio 2020 l’accordo tra Usa e i Talebani a Doha nell’Emirato del Qatar, il 12 Settembre 2020, il segretario di stato USA Michael R. Pompeo incontra Mullah Beradar negoziatore dei Talebani a Doha in Qatar [FOTO].
“Agreement for Bringing Peace to Afghanistan between the Islamic Emirate of Afghanistan which is not recognized by the United States as a state and is known as the Taliban and the United States of America. February 29, 2020, which corresponds to Rajab 5, 1441 on the Hijri Lunar calendar and Hoot 10, 1398 on the Hijri Solar calendar”
>> https://www.state.gov/wp-content/uploads/2020/02/Agreement-For-Bringing-Peace-to-Afghanistan-02.29.20.pdf
>> https://af.usembassy.gov/secretary-pompeos-meeting-with-the-taliban/

>> http://www.elettrisonanti.net/2019/06/13/pappagalli-verdi-mine-giocattolo/

L’ITALIA IN GUERRA CONTRO L’ARTICOLO 11
In Afganistan l’Italia è in guerra, con buona pace dell’articolo 11 della nostra Costituzione. L’esitazione e l’imbarazzo del governo Prodi, che lasciava combattere solo le nostre forze speciali rifiutandosi di ammetterlo, sono stati sostituiti dall’interventismo e dall’orgoglio militare del governo Berlusconi, che ha inviato al fronte i parà della Folgore autorizzandoli al combattimento e rendendo pubbliche le notizie dei loro attacchi e perfino – novità assoluta – delle perdite inflitte al nemico. La “prima volta” è stata lo scorso 29 maggio, quando il comando italiano di Herat ha dato la notizia di una violenta battaglia a Bala Murghab (provincia di Badghis) nel corso della quale i paracadutisti del reggimento Nembo, reagendo a un’imboscata, hanno bombardato con l’artiglieria le postazioni taliban, uccidendo «25 insorti», precisando poi che gli avamposti nemici sono stati “neutralizzati” anche con mortai da 120 millimetri e con l’intervento degli elicotteri da attacco Mangusta. «I nostri ragazzi hanno risposto con qualità e professionalità, ricorrendo anche all’uso dei mortai», ha orgogliosamente commentato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. Un altro tabù è stato infranto pochi giorni dopo, il 3 giugno, quando i comandi italiani hanno dato notizia, per la prima volta, di un’operazione condotta delle forze speciali della Task Force 45: quattro capi taliban fatti prigionieri nella provincia di Farah dagli incursori del reggimento Col Moschin.
Le azioni militari dei corpi d’élite italiani in Afganistan, attivi sin dal 2006, erano sempre state coperte dal massimo riserbo. Il segnale più significativo del nuovo corso interventista dell’Italia sul fronte afgano è giunto lo scorso 4 giugno, quando, anche qui per la prima volta, la Difesa ha annunciato che le truppe italiane – fino ad allora ufficialmente impegnate solo in azioni “difensive”, cioè in reazione ad attacchi – stavano partecipando da giorni a un’operazione “pianificata” nell’area di Bala Murghab, nel corso della quale «sono state individuate ed eliminate diverse postazioni di insorti grazie all’intervento congiunto e perfettamente coordinato dei mortai dell’esercito afgano con gli elicotteri italiani Mangusta»
>> EMERGENCY 2009 N.51 pag.17 https://www.emergency.it/wp-content/uploads/2017/06/EMERGENCY-51.pdf

LA TORTURE ALLA BASE DI BAGRAM
La base militare di Bagram costruita dai Sovietici negli anni ’80, divenuta centro di detenzione “Punto di raccolta di Bagram” dopo l’occupazione militare USA del 2001. Da un rapporto si svelava come nel 2002 alcuni militari USA uccisero due prigionieri civili afghani con metodi di tortura. Habibullah e Dilawar (quest’ultimo un tassista e agricoltore di 22 anni) furono appesi al soffitto con delle catene e barbaramente malmenati, picchiati a morte. Dopo un’indagine interna, nell’ottobre del 2004 i vertici dell’esercito Usa incriminarono 27 tra ufficiali e personale arruolato per la morte di Dilawar, con capi d’accusa che vanno da inadempienza del dovere a mutilazione e omicidio colposo. Quindici degli stessi soldati furono anche accusati per il decesso di Habibullah. Gli stessi metodi di tortura furono usati nella base di Guantanamo nell’isola di Cuba e ad Abu Ghraibin in Iraq. Il centro di detenzione di Bagram e’ stato chiuso nel 2014.
>> http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Afghanistan-Stati-Uniti-chiudono-il-carcere-nella-base-di-Bagram

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