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🎥#elettritv💻📲 Ezio Zaccagnini racconta la sua storia artistica di batterista: Sono cresciuto tra due teatri a Napoli in via Gennaro Serra (martire rivoluzionario napoletano nel 1799) vicino piazza del Plebiscito, vengo da una famiglia di batteristi, zio Enzo e zio Giovanni suonavano la batteria professionalmente a Napoli, ho iniziato con le percussioni i bonghi, bonghetti, a 15 anni appena si e’ presentata l’occasione e mi hanno detto: Ezio mettiti dietro la batteria cosi’ ci aiuti! io poi mi sono seduto dietro la batteria e non mi sono piu’ alzato. Sono arrivato a Roma quando avevo 18 anni – racconta Ezio Zaccagnini nell’intervista – in pieno esame di maturita’, fui chiamato dal compositore napoletano Tony Verde e dalla cantante californiana Penny Brown, venni con il mio amico bassista Ciro Verde, che purtroppo non c’e’ piu’, eravamo una base ritmica basso e batteria, arrivammo nel 1980, iniziammo a suonare e conobbi molti artisti all’epoca da Alan Sorrenti a Giorgio Albertazzi a Dario Fo’ e iniziai a lavorare, ci fu l’avvento delle batterie elettroniche, avevo le basi ero gia’ un professinionista, pero’ iniziai il mio percorso di studi per perfezionarmi, ho iniziato da autodidatta, ho imparato tanto dal genere musicale country rock americano, ho iniziato con un trio comico “Duo denale” con il mio amico Mimmo Mancini attore regista, dove io ho composto delle musiche per loro, poi ho conosciuto un artista cantautore italiano che si chiama Bungaro, originario di Brindisi, venne a casa mia si trasferi a Roma e abbiamo iniziato a fare dischi e concerti insieme, musica italiana, e’ autore di Guarda Stelle uno dei brani piu’ conosciuti fuori, piu’ ho fatto diverse collaborazioni con un etichetta di Edoardo de Angelis, Cantare italiano, con cui ho avuto il piacere di registrare e fare concerti con tanti cantautori italiani in primis Sergio Endrigo grandissimo poeta, ho registrato nel 1992 due dischi con Max Manfredi, cantautore genovese, Le parole del gatto, dove nel secondo disco c’e’ la collaborazione con Fabrizio De Andre’. Suonavo parallelamente con il gruppo musicale rock-demenziale, Drago e i Coyotes, capito’ in questo club Gianni Morandi, mi vidde suonare e mi chiamo’ per fare 10 serate nei Palasport e poi nel 1993 con Gianni, inizio’ un tour lunghissimo che ci porto’ a fare piu’ di 280 serate dal ’93 al ’94 in tutti i teatri italiani e all’estero ed ebbi la fortuna di suonare a Broadway nel 1993, tre giorni, con Gianni avevo la possibilita’ di fare un solo di batteria, facevo anche delle battute e parlavo, gli spettatori, molti italo-americani mi abbracciavano, dicendomi “napulitano” che volevano tornare in italia. Quindi capi a trentanni che il valore della musica era a prescindere dalla tecnica di suonare nei grandi club, ma portare la gioia, tra l’altro Gianni Morandi – dice Ezio Zaccagnini nell’intervista – ha debuttato con Rita Pavone il giono della mia nascita. In quegli anni ho suonato anche con Siria, Gianni Togni, Marco Armani, una persona a cui sono molto grato e Massimo Ranieri con cui ho fatto dischi ed e’ un artista fenomenale, Toto Torquati il pianista di questo piccolo grande amore di Claudio Baglioni con cui ho fatto tanti dischi, sono grato a Nicola Samale, Geoff Westley tutti dei grandi artisti. Adesso sto collaborando con Giuseppe Cacciola percussionista di origini calabresi, insieme condividiamo la passione per l’arte, stiamo preparando un recital, dico in anteprima come si chiama “Confessioni Ritmiche” con la regia di Mimmo Mancini, una commedia dove partecipero’ oltre che come batterista da attore.

#elettritv: Qual’e la canzone che ti ha segnato di piu’ batteristicamente, che hai contribuito di piu’ e che ti ha lasciato un segno piu’ profondo nella tua carriera?

Un brano che ho fatto con Gianni Morandi e che mi ha dato popolarita’ e stato Marinaio, il [VIDEO] della performance batteristica, dove c’e’ anche l’assolo finale, si puo’ vedere online. Parlando di assoli per me – continua Ezio Zaccagnini nell’intervista – non ce n’e’ uno uguale all’altro, e’ il momento in cui, come ho letto in un libro, esce fuori “l’anima incarnata”, chiaramente uno porta dietro e dentro tutti gli studi che fa’, dipende anche dalla serata, diceva una frase un grande batterista che amo ripetere “Suono quel che Sono” ogni nota fa parte della mia vita e del mio percorso non solo musicale.

#elettritv: Dal punto di vista batteristico gli artisti per che cosa ti apprezzavano di piu’?

Sono sempre stato chiamato per la mia parte creativa, cercare di non essere monotono, anche quando porti un groove semplice, cercare di metterci del tuo, e poi per il fatto che vado a tempo, ho una creativita’ perfezionista. Amo la musica, e parto dal fatto che faccio dal mio gioco preferito il mio mestiere, quando mi siedo qua dietro ho sempre il piacere di suonare, cerco di dare il 100% sia se suono un pezzo semplice, sia su una parte complicata, forse e’ questo che arriva all’artista o al musicista.

Prima parlavamo degli anni 70 dal punto di vista batteristico, dove c’era un gap, una differenza tra l’America e l’Italia ma anche tra America ed Europa – dice Enzo Zaccagnini – questo gap ora si e’ ristretto molto, la didattica italiana e i batteristi italiani non hanno nulla da che invidiare ai batteristi oltreoceano, fermorestando che loro sono dei bravissimi musicisti, ma noi ne abbiamo altrettanto bravi qui. A volte trovo che questo chiamare i musicisti americani per lavori italiani e’ un po’ troppo, penso che si dovrebbe attingere al nostro patrimonio, che poi alla fine ripaga sempre, quando un batterista suona per una o un cantante italiani, oltre a suonare il “groove” il tempo, ascolta anche le parole, quindi io mi emoziono se ascolto delle parole in italiano, io penso che ascoltare le parole sia importante perche’ quando si va a suonare riesci a suonare con leggerezza o con forza a secondo delle emozioni. Dicevo questo – continua Ezio Zaccagnini – perche’ ci sono molti artisti italiani che chiamano alla ritmica batteristi oltreoceano.

#elettritv: Il cubano Horacio “El Negro” Hernandez?

L’ho conosciuto quando ha abitato a Roma negli anni 90, non sto parlando di quello, ma nell’ambito della discografia, va bene fare dei dischi in America, pero’ quando si fanno i tour, chiamare dei musicisti americani, togli un po’ di lavoro a noi musicisti italiani.

#elettritv: Da non dimenticare che molti artisti italiani, negli anni 70 sono stati apprezzati in altre parti del mondo, penso al rock progressive, la PFM in America, il Banco del Mutuo Soccorso in Messico e atri gruppi in nord Europa o in Jappone.

I Genesis i primi successi li hanno avuti al teatro metropolitano di Napoli e poi in Inghilterra, i Genesis e altri gruppi prog rock inglesi si rifacevano alla PFM, al Banco del Mutuo Soccorso al Rovescio della Medaglia.

#elettritv: Abbiamo intervistato Enzo Vita il chitarrista del Rovescio della Medaglia al belvedere sulla valle del Tevere a Torrita Tiberina, che salutiamo.

Un saluto a Enzo! Prima mi dicevi che cosa sto facendo, in questo periodo difficile di pandemia, ho studiato tante cose e non solo batteristiche, ho studiato nuovi software, ho la possibilita’ di registrare batterie, per me e per conto terzi, anche facendo dei prezzi vantaggiosi, per chi deve fare un disco usando la batteria acustica registro qui allo studio di via del Gazometro a Roma con un set di microfoni professionale con 12 tracce, puo’ contattarmi.
I miei brani nascono grazie alla tecnologia e alla creativita’ che ho trattenuto per molto tempo, ho delle tastierine a casa e dei programmi per dei loop, con i quali arrangio i miei brani che per adesso regalo sui social, che poi chissa’ forze un giorno potranno essere delle idee per un secondo mio disco, gia’ ho fatto un disco 10 anni fa che si chiama Zip Zac In Progress, con Bob Masala e Alfredo Bochicchio. Ho un attivita’ concertistica – racconta Ezio Zaccagnini – che mi ha portato in giro per il mondo con i Tree Gees insieme al mio amico Alex Sammarini chitarre e voce, Paolo Amati basso e voce, la portiamo avanti da 20 anni, abbiamo anche dei dischi nostri, stiamo apettando che tutto riapra per ripartire, perche’ avevamo un attivita’ concertistica importante, sia in Italia che all’estero. Per concludere vorrei dire che la comunita’ batteristica italiana e’ molto unita, a volte ci sono delle disunioni, dei battibecchi, io ritengo che bisogna essere piu’ uniti per avere la possibilita’ come musicisti e batteristi di farci far valere, l’ultimo anno di emergenza pandemia covid19 lo ha dimostrato, anche rispetto allo Stato. Le istituzioni prendano in seria considerazione che il mestire del batterista e’ un lavoro – conclude Ezio Zaccagnini – con l’auspicio che finita questa pandemia, istituzionalmente nella musica e nell’arte venga messo tutto piu’ a posto.

Ezio Zaccagnini dopo i saluti ha regalato della musica che non esisteva in una spontanea improvvisazione, ed ha descritto [VIDEO] gli idiofoni i membrafoni, l’hardware delle meccaniche, i microfoni e le bacchette, quasi tutto di manifattura artigianale fatto in italia, che abitualmente usa nella composizione del suo set di batterie in studio, parlando anche della sua batteria che utilizza dal vivo.

>> Ezio Zaccagnini Canale [VIDEO] YouTube
>> http://www.eziozaccagnini.com

Nel video nella parte finale uno scorcio del fiume Tevere dal lungotevere Riva ostiense, futuro Parco fluviale interregionale del Tevere tratto urbano Nodo Ostiense – Portuense, dove viene inquadrata la struttura di archeologia industriale del Gazometro ed i graffiti, murales di arte contemporanea sul muro perimetrale dell’Ufficio delle Dogane, unica nota stonata un residuo iconografico del ventennio fascista, un fascio littorio di pietra [VIDEO] incastonato in un serbatoio di cemento armato che ha caratteristiche di una struttura architettonica moderna, che nessuno ha rimosso, nemmeno nei successivi restauri.

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